Yearly Archives: 2016

Loading
loading..

Rischio amianto. Oggi i più esposti sono i lavoratori dell’edilizia

Oggi i lavoratori più esposti al rischio da amianto sono gli addetti alle bonifiche dei materiali con amianto che rientrano nella categoria degli edili. In ottemperanza alle disposizioni dettate dal D.Lgs 81/08 Titolo XIX, Capo III, sono stati messi a punto percorsi formativi finalizzati alla salvaguardia della salute dei lavoratori. Compito di Rls e Rlst dell’Edilizia è anche quello di vigilare affinché tutte le misure di prevenzione, salute e sicurezza vengano attuate dalle aziende e dai lavoratori addetti. Inoltre il Rappresentante per la sicurezza dei lavoratori può visionare attentamente i luoghi di rimozione e bonifica accertandosi che non permangano esposte tracce di materiale negli ambienti di lavoro. Il materiale così disperso, infatti, potrebbe essere inalato dai lavoratori non addetti alle operazioni di bonifica che normalmente non indossano i dispositivi di protezione previsti per la prevenzione all’ esposizione amianto.

Un seminario rivolto agli Rls per approfondire il loro ruolo nella valutazione della gestione del rischio amianto lo ha organizzato il Centro di cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro e di vita di Milano giovedì 5 maggio 2016 presso la sede di Viale D’Annunzio,15 in collaborazione con l’Associazione Italiana Esposti Amianto (Aiea) e il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e del territorio.

Autorevoli e qualificati gli interventi dei relatori. Dopo l’introduzione di Giuseppina Corvino della Direzione Centrale Politiche del Lavoro, Sviluppo economico e Università Comune di Milano e la presentazione di Fulvio Aurora dell’Aiea, sono intervenuti Aldo Todaro della Clinica del Lavoro “Luigi Devoto” che ha illustrato le patologie collegate all’esposizione all’amianto. Dal 2009 lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha riconosciuto due nuove patologie professionali da denunciare: le neoplasie alla laringe e le neoplasie ovariche, che si aggiungono al cancro al polmone e mesotelioma. Arrigo Tassi e Battista Magna dell’Ats Milano – Città Metropolitana hanno spiegato il ruolo svolto dall’Ats riguardo il rischio amianto. Nel 2015 sono stati effettuati 6260 interventi in materia di amianto, oltre all’attività di formazione rivolta agli addetti di bonifica realizzata in collaborazione con l’Ente Scuola Edile Milanese (Esem). Inoltre, solo nella città di Milano l’Ats ha censito più di 6mila siti con materiali contenenti amianto. Molti di questi sono stati bonificati nel tempo con la rimozione di più di 42mila tonnellate di amianto.

Tiziana Tarroppio dell’Inail Direzione regionale Lombardia ha illustrato l’iter per il riconoscimento dell’esposizione all’amianto e della malattia professionale.

Tra gli Rls relatori: Michele Michelino del Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, Margherita Napoletano del Coordinamento Rls sanità milanese e Modesto Prosperi, Rls del Comune di Milano. I numerosi contribuiti hanno fornito informazioni utili alla platea dei Rls, da utilizzare nell’individuazione e gestione del rischio amianto.

In Lombardia, secondo i dati dell’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente nel 2012, data dell’ultima  mappatura amianto effettuata da  Arpa Lombardia, restavano da rimuovere oltre 2milioni di metri cubi di amianto, contro 2,8 milioni del 2007. Nel lasso di tempo considerato le bonifiche effettuate hanno prodotto complessivamente una riduzione pari al 27% dovuta alle operazioni di bonifica attraverso rimozioni, demolizioni e, in piccolissima parte, incapsulamenti del materiale.

Per chi volesse approfondire, gli atti del convegno del 5 maggio 2016 sono pubblicati sui siti della del Centro di cultura e prevenzione http://www.lavoroeformazioneincomune.it/centro-cultura-prevenzione-luoghi-lavoro-vita/ e della Consulta interassociativa italiana per la prevenzione (Ciip) http://www.ciip-consulta.it/

Interessanti anche i dati pubblicati da Arpa Lombardia all’indirizzo http://ita.arpalombardia.it/ita/settori/amianto/index.asp.

Rappresentante per la sicurezza dei lavoratori dell’edilizia: il Rlst di Asle

In cantiere il Rlst di Asle parla con i lavoratori, il Responsabile del Servizio di Protezione e Sicurezza (Rspp), il coordinatore e il datore di lavoro. Con il medico competente il confronto avviene soprattutto durante la riunione periodica dove il Rlst può proporre suggerimenti utili a migliorare la valutazione dei rischi e la sorveglianza sanitaria sui lavoratori.

Oltre alla visita dei luoghi di lavoro dell’azienda, i cantieri e la sede d’impresa, il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dell’edilizia territoriale visiona i documenti aziendali quali il Documento di valutazione dei rischi (Dvr), il Piano operativo di sicurezza (Pos) e il Piano di sicurezza e coordinamento (Psc). Verificare Dvr, Pos e Psc è utile per accertarsi che siano state attuate operativamente tutte le scelte previste dai documenti al fine di ridurre o eliminare i rischi presenti nel luogo di lavoro. C’è poi la verifica degli attestati di formazione del personale: operai, manodopera specializzata come i ponteggisti. Lo scopo è quello di verificare che ogni lavoratore, nell’ambito della propria mansione sia stato adeguatamente formato e aggiornato sui rischi relativi alla salute e alla sicurezza del luogo di lavoro, per prevenire gli infortuni e le malattie professionali.

Per legge la presenza del Rlst nell’azienda è obbligatoria, quando i lavoratori non hanno eletto un Rls individuato tra i lavoratori dell’azienda stessa (art. 48 del D.Lgs 81/08). In ogni caso la visita del Rlst sui luoghi di lavoro deve essere precedentemente concordata con i responsabili.

Quando il Rls è stato eletto o designato tra i lavoratori dell’azienda l’impresa può anche non accettare di fare entrare il Rlst in cantiere, tuttavia è possibile da parte del datore di lavoro non perdere l’opportunità di confrontarsi con il Rlst di Asle che ha una formazione ben più approfondita del Rls aziendale. La legge, infatti, prevede che la formazione base per Rlst corrisponda a 120 ore, contro le 32 del Rls.

La figura del Rlst di Asle, dunque, può fornire indicazioni interessanti al Rls aziendale su come affrontare la valutazione dei diversi rischi presenti in cantiere e dare utili informazioni sulla prevenzione. Inoltre, nei confronti del datore di lavoro il Rlst può suggerire spunti di approfondimento sull’aggiornamento della normativa relativi a prevenzione, salute e sicurezza sul lavoro. In particolare il Rlst di Asle propone anche campagne di informazione su problematiche connesse alla salute dei lavoratori e ai rischi per la sicurezza come la Campagna Etiledil sui rischi da assunzione di bevande alcoliche e quella sulla movimentazione manuale dei carichi.

28 aprile 2016. Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro. Rlst di Asle in azione per prevenire i rischi di infortunio e gli incidenti mortali

Stress sul lavoro: una sfida comune. Questo il tema scelto dall’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) nella Giornata mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro che si celebra oggi, 28 aprile 2016. “A causa dei cambiamenti industriali e dell’attuale recessione economica – si legge nel comunicato stampa ILO – oggi i lavoratori si confrontano con i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e con le ristrutturazioni, la diminuzione delle opportunità lavorative, l’aumento della precarietà, la paura di perdere il lavoro, i licenziamenti massicci, la disoccupazione, la diminuzione della stabilità finanziaria, con serie conseguenze per la loro salute mentale e per il loro benessere”.

Lo stress da lavoro viene generalmente riconosciuto come una questione mondiale che riguarda tutti i paesi, tutti i mestieri e tutti i lavoratori, sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo ma non è l’unica causa di rischio per i lavoratori. In Italia, infatti, nel 2015 il trend degli infortuni mortali ha ricominciato a crescere dopo una diminuzione tendenziale protrattasi per un decennio. Il settore delle costruzioni è stato il più colpito e ha fatto registrare il numero più alto di vittime: 69 morti, il 15% del totale degli infortuni mortali del settore industria secondo i dati Inail. Inoltre a un’analisi condotta da Cisl Lombardia sui dati delle Agenzie di Tutela della Salute (Ats ex Asl), nel 2015 in Lombardia un terzo dei morti sul lavoro, 16 su 44 decessi, aveva più di 61 anni, di cui 5 over 70.

I settori maggiormente colpiti dal fenomeno sono stati industria, edilizia e agricoltura. Tra le province la più colpita è quella di Brescia, con 12 decessi over 61, contro i 4 del 2014, e poi Milano con 4 casi contro 1 del 2014.

In questo contesto emerge l’importanza del lavoro svolto dal Rappresentante per la sicurezza dei Lavoratori, figura prevista dal D.Lgs 81/08 a cui è demandato il compito di controllare e stimolare il rispetto delle regole in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Attraverso la figura del Rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, i lavoratori hanno la possibilità di partecipare attivamente al sistema di valutazione e prevenzione dei rischi dell’ambiente di lavoro. In particolare, scopo principale del Rappresentante territoriale per la sicurezza dei lavoratori dell’edilizia (Rlst) di Asle, destinato alle imprese del settore Costruzioni nei territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza con meno di 15 dipendenti che non eleggono il Rls aziendale, è quello di vigilare e promuovere una speciale attenzione sui temi di prevenzione, salute e sicurezza attraverso incontri informativi con i lavoratori e colloqui diretti anche con il datore di lavoro e le altre figure della sicurezza in cantiere (Coordinatore, Rspp, preposto, medico del lavoro). L’obiettivo è diffondere l’importanza della cultura della sicurezza tra i lavoratori del settore edile, per prevenire i rischi di infortunio, gli incidenti mortali e le malattie professionali.

Occasione da non perdere il bando formazione Inail per medie, piccole e micro imprese. C’è tempo fino al 10 giugno 2016 per iscriversi

Prorogata al 10 giugno la data di scadenza per la partecipazione al bando Inail per il finanziamento di progetti formativi dedicati alle piccole, medie e micro imprese. La proroga è stata pubblicata in data 15 aprile 2016 sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, Parte prima, Serie generale n. 88.

Il termine di presentazione delle domande è stato posticipato alle ore 13 del 10 giugno 2016.

A disposizione ci sono complessivi 14.589.896 Euro, desinati con decreto interministeriale 17 dicembre 2009 del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I soggetti destinatari della campagna di formazione sono: i datori di lavoro delle piccole, medie e micro imprese, i piccoli imprenditori di cui all’art. 2083 del codice civile, i lavoratori, compresi quelli stagionali, delle piccole, medie e microimprese, i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls o Rlst) delle piccole, medie e micro imprese e i componenti dell’impresa familiare: soggetti individuati ex art. 21 del D.Lgs 81/2008 e s.m.i.

L’obiettivo è quello di finanziare una campagna nazionale di rafforzamento della formazione prevista dalla legislazione vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro, destinata alle piccole, medie e micro imprese con risorse economiche traferite dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Da un’indagine EU-OSHA emerge che i dipendenti delle aziende più piccole sono soggetti a maggiori rischi rispetto ai dipendenti delle grandi imprese, e che le realtà più piccole incontrano maggiori difficoltà a controllare i rischi. Diversi studi inclusa l’indagine europea di EU-OSHA sulle imprese e i nuovi ed emergenti rischi (ESENER), mostrano che le difficoltà nella gestione della sicurezza e salute sul lavoro sono particolarmente rilevanti quanto più è ridotta la dimensione dell’impresa. Il fenomeno può essere attribuito a specificità tipiche delle piccole imprese come le caratteristiche strutturali ed organizzative del lavoro, la posizione economica, i comportamenti e le competenze dei proprietari e dei lavoratori in ordine alla salute e sicurezza sul lavoro.

Il Bando Inail rappresenta, dunque, un’occasione da non perdere. L’iniziativa, infatti è dedicata al finanziamento di progetti formativi specificatamente dedicati alle piccole, medie e micro imprese in attuazione dell’art. 11, comma 1,lettera b) del D.Lgs 81/08 e s.m.i.

Per ulteriori informazioni è possibile inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica dcprevenzione@inail.it, oppure  consultare il sito www.inail.it alla pagina web https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/agevolazioni-e-finanziamenti/incentivi-alle-imprese/bando-per-la-formazione.html


Edilizia rischio elevato, il datore di lavoro vigila su prevenzione, salute e sicurezza. Si parte dalla formazione ai lavoratori

Secondo il Codice ATECO 2007 il comparto Costruzioni rientra nelle attività ad alto rischio. In tale contesto in caso di infortunio la responsabilità della vigilanza e del controllo viene attribuita anzitutto al datore di lavoro (D.Lgs 81/08 artt. 17 e 18). L’affermazione implica obblighi nei confronti dei lavoratori e dei sottoposti. In particolare viene attribuito al datore di lavoro l’obbligo di vigilanza e controllo delle lavorazioni che devono avvenire sempre in sicurezza. Tanto più che in giurisprudenza vige il consolidato principio in base al quale il sistema prevenzionistico mira a tutelare il lavoratore anche in ordine ad incidenti che possono derivare da una sua negligenza, imprudenza e imperizia. Solo nel caso in cui il comportamento del lavoratore sia stato posto in essere del tutto autonomamente e in un ambito estraneo alle mansioni affidategli, allora il datore di lavoro può essere esonerato da responsabilità. In sintesi il datore di lavoro deve dimostrare di avere ottemperato all’attività di prevenzione a norma di legge, in primis alla formazione dei sottoposti: lavoratori, preposti e dirigenti, oltre che di se stesso nel caso in cui decida di assumere l’incarico aziendale di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (Rspp), art. 34 D. Lgs 81/08.

Oggi per essere in regola occorre attestare che la formazione aziendale sia in linea con le indicazioni di contenuto (formazione generale e specifica) e di aggiornamento previste dall’Accordo Stato Regioni del 11.01.2012.

I lavoratori prima di essere assunti, e comunque non oltre i primi 60 giorni di attività, devono essere formati attraverso il modulo di formazione generale della durata di 4 ore, da aggiungere alla formazione specifica, 12 ore, relativa alla tipologia di mansione affidata. Inoltre se il lavoratore assume il ruolo di Rappresentante per la Sicurezza dei Lavoratori (Rls), dovrà essere ulteriormente formato al ruolo, 32 ore, mentre se svolge l’attività di preposto dovrà frequentare le ulteriori 8 ore di formazione particolare aggiuntiva per preposti. La valutazione dell’apprendimento dei contenuti dei corsi di formazione è prevista per preposti e dirigenti ma non per i lavoratori. Per tutti l’aggiornamento è programmato a cadenza quinquennale per 6 ore d’aula su argomenti che non ripropongano contenuti già insegnati in precedenza ma integrino i moduli formativi pregressi. Infine, per essere valida in sede di giudizio la formazione deve essere eseguita da soggetti abilitati, preferibilmente in accordo con gli enti bilaterali.  Per il settore edile il territorio di Milano, Lodi, Monza e Brianza il riferimento è il Comitato Paritetico Territoriale www.cptmilano.it.

Testo dell’Accordo Stato Regioni del 11.01.2012

accordo_21-12-2011_formazione_lavoratori

Via alla Campagna europea “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”, biennio 2016 – 2017

Conto alla rovescia al lancio della Campagna  2016 – 2017 dal titolo “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età” promossa dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Il 14 aprile 2016 a Brussels l’iniziativa sarà presentata alla stampa.

La Campagna si propone di sensibilizzare in merito all’importanza di una buona gestione della sicurezza e della salute sul lavoro (SSL) nel corso della vita lavorativa e di adattare il lavoro alle abilità individuali, dall’inizio al termine della vita lavorativa. Tramite un’adeguata gestione della SSL e delle diversità che contraddistinguono la forza lavoro, è possibile ottenere un invecchiamento sano nel luogo di lavoro e un pensionamento in buona salute.

Sono quattro gli obiettivi principali: promuovere il lavoro sostenibile e l’invecchiamento in buona salute fin dall’inizio della vita lavorativa; prevenire i problemi di salute nel corso dell’intera vita lavorativa; offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori modalità per gestire la sicurezza e la salute sul lavoro nel contesto di una forza di lavoro che invecchia; incoraggiare lo scambio di informazioni e buone prassi.

L’intento è quello di promuovere un invecchiamento positivo della forza lavoro europea. L’età pensionabile, infatti, sta crescendo e le vite lavorative probabilmente si allungheranno. Inoltre, il lavoro è considerato positivo per la salute fisica e mentale. Non c’è dubbio che una buona gestione della sicurezza e salute sul lavoro incrementi la produttività e l’efficienza. Queste in sintesi le motivazioni che stanno alla base della scelta del tema.

Oltre a organizzazioni di tutte le dimensioni in tutti i settori, comprese piccole e medie imprese, la campagna è aperta anche a soggetti singoli quali:

dirigenti supervisori e lavoratori

sindacalisti e incaricati attivi nel campo della sicurezza e della salute

professionisti del settore della Salute e sicurezza sul lavoro (SSL) e delle risorse umane

associazioni di categoria

formatori e istruttori

Tutte le informazioni sono reperibili sul sito EU–OSHA https://www.healthy-workplaces.eu/all-ages-splash-page/

Dopo il lancio di aprile 2016 gli eventi previsti dalla Campagna sono programmati per ottobre 2016 e ottobre 2017 quando si svolgeranno le relative settimane europee per la salute e la sicurezza sul lavoro. Ad aprile 2017,

la presentazione dei premi per le buone prassi nell’ambito della campagna “Ambienti sani e sicuri” mentre a novembre 2017 è previsto il vertice europeo sugli ambienti di lavoro.

2016-2017-campagna-europea-salute-e-sicurezza-sul-lavoro_popoalzione-che-invecchia1

Voucher lavoro. Il Governo chiarisce con un comunicato stampa

Il 22 marzo 2016 il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato sul proprio sito internet un comunicato stampa in materia di lavoro accessorio. Si chiarisce in particolare come i vaucher per le prestazioni di lavoro accessorio saranno pienamente rintracciabili al fine di evitare l’uso distorto di questa tipologia contrattuale. “Le imprese che li utilizzeranno – si legge nel comunicato – dovranno preventivamente comunicare in modalità telematica il nominativo ed il codice fiscale del lavoratore per il quale verranno utilizzati, insieme con l’indicazione precisa della data e del luogo in cui si svolgerà la prestazione lavorativa e della sua durata”.

Pubblicato anche un Rapporto datato 22 marzo 2016 sull’utilizzo dei vaucher per le prestazioni di lavoro accessorio, elaborato sulla base dei dati forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche Sociali e dell’Inps. Si dice come con il Jobs Act (D. Lgs 81 del 15 giugno 2015), il Governo abbia introdotto due importanti novità. La prima è l’ulteriore incremento del limite annuo dei compensi, fissato in € 7.000, mantenendo al contempo quello dei 2.000 per le attività lavorative svolte a favore di ciascun committente. La seconda significativa novità è l’introduzione del divieto del ricorso a prestazioni di lavoro accessorio nell’ambito dell’esecuzione di appalti di opere o servizi, che rende praticamente inutilizzabili i vaucher lavoro in edilizia.

Il Rapporto mette inoltre in evidenza come le prestazioni retribuite con i vaucher coinvolgano maggiormente i giovani. Il 31% dei prestatori si colloca tra gli under 25 che percepiscono mediamente € 554 all’anno. Nei fatti, però, l’importo lordo medio annuo percepito è più alto tra gli ultra sessantenni con € 762 per i lavoratori di età compresa tra i 60 e i 65 anni e € 700 per gli over 65. L’importo lordo riscosso mediamente da ciascun lavoratore nell’anno ha raggiunto il valore massimo di € 677,12 nel 2011 e si è attestato a € 633 nel 2015 in lieve aumento rispetto agli € 628,47 del 2014. Si evidenzia anche come i percettori di vaucher siano effettivamente lavoratori non esclusivi e si collochino in gran parte tra i lavoratori subordinati e para subordinati. Da una ricerca Inps riferita al 2014 emerge come su circa un milione di percettori, 400mila erano privi di altra posizione (categoria che include gli studenti impiegati in agricoltura), 168mila erano nello stesso anno percettori di indennità di disoccupazione e/o mobilità, 281mila erano anche attivi come lavoratori dipendenti e 97 mila risultavano percettori di una pensione. Infine i settori in cui i vaucher sono maggiormente utilizzati sono Commercio, Turismo e Servizi anche se si rileva un’elevata percentuale del 44% di vaucher utilizzati riferiti ad attività non classificabili.

report-voucher-lavoro-accessorio_22032016

Scambio di informazioni e cooperazione tra impresa appaltatrice e fornitori aiutano la prevenzione per la sicurezza dei lavoratori in cantiere

Ecco come fare. Mera fornitura di materiali o fornitura e posa in opera? Questo lo spartiacque che obbliga l’impresa a redigere il Piano operativo di sicurezza (Pos). Lo chiarisce bene la circolare n. 2597 del 10 febbraio 2016 emanata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La mera fornitura di calcestruzzo preconfezionato nei cantieri temporanei o mobili come si desume dalla lettura coordinata degli art. 96 c.1/bis e art. 26 c.3/bis del Dlgs.81/08, esonera il datore di lavoro dell’impresa fornitrice dall’obbligo di redazione del Pos e dall’obbligo di partecipazione alla redazione del Documento unico di valutazione dei rischi interferenti (Duvri). L’ipotesi della “mera” fornitura che esenta dall’obbligo di redazione del Pos prevede che il lavoratore della ditta fornitrice non partecipi in alcun modo alla posa in opera del calcestruzzo, per esempio manovrando la benna o il secchione. Altrimenti si tratta di fornitura e posa in opera.

All’azienda che esegue la sola fornitura di calcestruzzo preconfezionato restano comunque gli obblighi di cooperazione e coordinamento delle informazioni di sicurezza riguardanti le operazioni di trasporto, da condividere con l’azienda appaltatrice. Se dunque da un punto di vista strettamente formale, per quanto attiene agli adempimenti ai sensi del D.Lgs.81/08 in carico al fornitore, non è dovuta documentazione alcuna, ai fini di un necessario coordinamento tra impresa fornitrice ed impresa esecutrice si deve attivare la seguente procedura. In particolare, il datore di lavoro dell’impresa esecutrice:

· Informa l’impresa fornitrice dei rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui essa è destinata ad operare e sulle misure di prevenzione ed emergenza ivi adottate

· Promuove il coordinamento degli interventi di protezione e prevenzione dai rischi cui sono esposti i lavoratori, coordinandosi e informandosi reciprocamente con l’impresa fornitrice, al fine di eliminare i rischi dovuti alle interferenze tra i lavori delle diverse imprese coinvolte nell’esecuzione dell’opera complessiva

· Riceve dal fornitore le informazioni relative alla tipologia e caratteristiche tecniche dei mezzi utilizzati, al numero di operatori presenti e mansione svolta, ai rischi connessi alle operazioni di fornitura che verranno eseguite in cantiere.

· Trasmette all’impresa fornitrice, derivandoli anche dal Psc e/o dal Pos, i dati riferiti all’area di cantiere, agli accessi ed alla viabilità, alle caratteristiche della postazione di stazionamento per il getto e dell’area di lavaggio nonché i nominativi del Coordinatore e del preposto.

· Informa l’impresa fornitrice sulle procedure di emergenza, incendio, evacuazione e di pronto soccorso desunte dal piano di sicurezza e coordinamento ove previsto.

Entrambi i soggetti, nel proprio Pos l’impresa esecutrice e nel proprio Dvr l’impresa fornitrice, individuano i rischi correlati a ciascuna fase di lavoro e le procedure dettagliate da mettere in atto al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori, qualora siano presenti i singoli rischi e/o laddove non siano state adottate misure organizzative volte ad eliminare tali rischi nelle seguenti fasi:

· Accesso e transito dei mezzi nel cantiere

· Operazioni preliminare di scarico calcestruzzo

· Operazioni di scarico in benna o secchione movimentato con grù

· Scarico diretto con canala aggiuntiva

· Scarico in pompa di calcestruzzo

· Operazioni di pompaggio

· Operazioni finali di riassetto del mezzo e pulizia

· Uscita dal cantiere

Il datore di lavoro deve infine verificare la presenza della scheda di sicurezza del calcestruzzo. Per la sicurezza dei lavoratori è fondamentale che il datore di lavoro renda disponibili le schede di sicurezza sul luogo di lavoro, che le stesse siano aggiornate e redatte nella lingua del Paese di utilizzo e che i lavoratori consultino costantemente le schede di sicurezza durante lo svolgimento della propria attività lavorativa.

Le schede di sicurezza, infatti, specificano la qualità e il grado di pericolosità dei materiali e forniscono tutte le informazioni per una corretta gestione e utilizzo dei prodotti chimici, anche con l’indicazione del giusto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Cantiere, la buona qualità dei sistemi di gestione di sicurezza dei subappaltatori contrasta l’aumento degli incidenti mortali

Oggi in Italia il numero degli infortuni mortali aumenta. I dati Inail 2015 registrano un’inversione di tendenza nei casi di morte sul lavoro. Per la prima volta in dieci anni l’indice di mortalità è tornato a crescere attestandosi di nuovo a ridosso dei 3,5 decessi ogni 100mila occupati, nettamente al di sopra della media europea.

Con i suoi 132 casi di morti sul lavoro nell’anno 2015 pari al 15% del totale, il settore delle Costruzioni in Italia si colloca al primo posto nella graduatoria delle tipologie di lavoro più pericolose (dati osservatorio Vega Engineering).

Al secondo posto si trovano le Attività manifatturiere con 109 morti che rappresentano il 12,4%, seguite dal settore Trasporto e magazzinaggio con 91 decessi pari al 10,4%. Molto distanziati gli altri settori che presentano quote inferiori al 6%. L’aumento del numero di incidenti mortali sul lavoro è un fatto che va contro tutte le aspettative. Dal 2006 sino al dicembre 2014, infatti, la tendenza è stata in costante diminuzione.

Il dato, dunque, fa riflettere anche in ragione dell’incidenza evidenziata dal settore Costruzioni. Si tratta di un fenomeno preoccupante che è da attribuire soprattutto al fatto che nella maggior parte dei casi i cantieri sono realizzati da piccole e micro imprese subappaltatrici dove l’attenzione alla prevenzione dei rischi è spesso anteposta all’esigenza di concretizzare il risultato in tempi rapidi. Per contrastare l’andamento negativo occorre elevare il livello di conoscenza e consapevolezza dei rischi tra tutti gli operatori del settore, al fine di promuovere un’organizzazione lavorativa che diventi efficiente sotto il profilo della prevenzione.

La causa principale per la quale le morti sul lavoro in edilizia aumentano è da ricercare nelle criticità interorganizzative del sistema dei subappaltatori, nella gran parte costituito da piccole imprese con difficoltà a mettere a punto un efficiente sistema di prevenzione dei rischi.

Due sono gli elementi su cui puntare per mettere in sicurezza il cantiere edile. Da una parte assicurarsi che le aziende subappaltatrici mettano in atto buone prassi di prevenzione dimostrando anche di avere requisiti specifici per le lavorazioni richieste e rispettando i termini per la formazione continua e obbligatoria del personale. D’altro canto è indispensabile che l’impresa appaltatrice diventi sempre più capace di mettere in campo un sistema di gestione della sicurezza efficiente, in grado di colmare le carenze interorganizzative dei subappaltatori. Occorre dunque intervenire con azioni di promozione della cultura della sicurezza a tutti i livelli, anche attraverso campagne informative mirate indirizzate ai lavoratori e a tutti i soggetti che all’interno del cantiere ricoprono responsabilità specifiche.

Rischio chimico, un aspetto da non sottovalutare nel lavoro edile

Nel cantiere si utilizzano sostanze chimiche che possono provocare lesioni o malattie professionali. Si pensi all’utilizzo di solventi, adesivi, oli minerali, sostanze bituminose come sono le miscele, sia quelle utilizzate da decenni oppure quelle di recente introduzione. Purtroppo si rileva che un aspetto spesso sottovalutato sul cantiere riguarda la prevenzione dall’esposizione al rischio chimico. Nella maggior parte dei casi i prodotti chimici risultano nocivi e pericolosi per la salute del lavoratore. Inoltre, l’esposizione al rischio chimico può manifestarsi non solo in presenza di agenti chimici pericolosi ma anche a seguito di specifiche lavorazioni.

Il pericolo non è solo per la salute dei lavoratori ma anche per l’ambiente, quando l’impiego e lo smaltimento dei prodotti avviene in modo non corretto. L’esposizione alle sostanze può comportare rischi anche per la sicurezza, in quanto possono verificarsi incendi, esplosioni e ustioni chimiche.

Etichetta, schede di sicurezza e dispositivi di protezione individuale (Dpi)

Riconoscere gli agenti chimici dall’etichetta e apprendere le informazioni per il loro corretto utilizzo dalle schede di sicurezza del prodotto, unitamente al corretto uso dei Dpi costituisce una buona partenza per attivare una prevenzione personale contro il rischio da esposizione alle sostanze nocive.

Le informazioni riportate sull’etichetta, infatti, rappresentano il primo strumento per conoscere la pericolosità degli agenti utilizzati. Le schede di sicurezza completano e approfondiscono le indicazioni presenti sull’etichetta fornendo, attraverso l’utilizzo di specifici pittogrammi che segnalano la qualità e il grado di pericolosità, tutte le informazioni per una corretta gestione e utilizzo dei prodotti chimici, anche con l’indicazione del giusto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

E’ fondamentale che il datore di lavoro renda disponibili le schede di sicurezza sul luogo di lavoro, che le stesse siano aggiornate e redatte nella lingua del Paese di utilizzo e che i lavoratori consultino costantemente le schede di sicurezza durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. Infine, il Piano operativo di sicurezza (Pos) deve contenere l’elenco degli agenti chimici utilizzati nel cantiere e le relative schede di sicurezza.

I dispositivi di protezione individuale per proteggersi dal rischio chimico

E’ importante controllare e pulire i Dpi dopo l’uso e riporli in luogo pulito. L’alternativa è utilizzare i Dpi monouso.

Per proteggersi dall’esposizione da rischio chimico i Dpi più utilizzati sono i seguenti: indumenti di protezione, guanti resistenti all’abrasione, occhiali di protezione e maschere per ridurre l’inalazione e il contatto degli agenti chimici con le vie respiratorie. Le maschere possono essere facciali, filtranti o antipolvere. Ci sono poi le calzature di sicurezza e le creme barriera che proteggono dal contatto con la pelle.

Fonte Inail: Opuscolo “Il rischio chimico nel settore edile”

Download il Pdf inail_rischio-chimico-in-edilizia

Layout mode
Predefined Skins
Custom Colors
Choose your skin color
Patterns Background
Images Background