1998 – 2008. IL DECENNALE DI ASLE

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1998 – 2008. IL DECENNALE DI ASLE

Dicembre 17, 2008
Luisa Rota
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L’intervento del Presidente Mario Ielapi presentato all’Assemblea dei Soci del 16 dicembre

Il 7 Dicembre è stata ricordata da molti  e in diverse forme la tragedia Thissen Krupp.
Sono stati momenti di commozione e di riflessione non solo per i sette lavoratori scomparsi un anno fa, ma per quella strage ininterrotta che caratterizza vergognosamente il mondo del lavoro nel nostro paese. La denuncia della insostenibilità sociale e morale di questa situazione si è levata in questi anni da molte voci, prime fra tutte quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e delle Organizzazioni Sindacali e datoriali, ma anche di tanta società civile. Nonostante ciò sembra però, davvero, di trovarsi davanti ad un muro di gomma che indignazione, commozione, solidarietà e senso civico non riescono a scalfire.
In questa situazione a noi dell’Asle sembra opportuno utilizzare le pagine de L’elemetto giallo, il nuovo periodico d’informazione di Asle, per tentare di dare un contributo al dibattito sulle ragioni di tante morti bianche, a partire dall’esperienza accumulata in questi nostri primi dieci anni di attività.
Non entreremo in questa sede nel merito delle scelte legislative, che trovano, da tempo, tavoli di discussione ben più qualificati, ma vorremmo invece soffermarci su quello che consideriamo un aspetto cruciale dell’attività di prevenzione degli infortuni, e cioè la comunicazione.
Vogliamo portare alcuni spunti di riflessione sull’argomento, non tanto perché parlare di comunicazione sia di moda, o perché, come il “prezzemolo”, è onnipresente nella nostra società, ma piuttosto perché riteniamo che uno dei punti critici del sistema della sicurezza nel nostro paese sia costituito proprio dall’atteggiamento, dalla cultura che circonda il problema.
Troppo spesso davanti all’atteggiamento culturale della nostra società si è pervasi da una sorta di fatalismo: “che ci vuoi fare siamo fatti così…”. E’ lo stesso commento che, alzando gli occhi al cielo, viene fatto davanti alle auto in doppia fila, o a chi ci passa davanti in coda, o chi non paga le tasse, oppure davanti al lavoro nero, oppure, oppure, oppure…. Ma davanti a chi esce al mattino per andare a lavorare e non rientra più a casa perché è morto sul lavoro questo atteggiamento non è più sopportabile.  Gli atteggiamenti culturali si possono e si debbono cambiare, anche e soprattutto con una comunicazione efficace. Nei corsi sulla comunicazione ci spiegano che il messaggio è fatto di contenuto e relazione, cioè di che cosa si dice e di come lo si dice. Sul che cosa dire non abbiamo che l’imbarazzo della scelta dato che in merito alla sicurezza sul lavoro esistono vere e proprie montagne di direttive, leggi, regolamenti, buone pratiche e relative elaborazioni. Il problema vero è che quello che continuiamo ad utilizzare è un linguaggio da addetti ai lavori, da iniziati, quasi che ci si rapportasse all’interno di una setta.
Noi pensiamo è giunto il momento di farci capire dai nostri utenti: i lavoratori del settore edile. Tutti i lavoratori, anche quelli stranieri che faticano a comprendere la nostra lingua.
E allora l’unica ricetta possibile è quella di elaborare strumenti di comunicazione adeguati per chi, in cantiere,  è concretamente più esposto al rischio.

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