Tag Archives: sorveglianza sanitaria

Loading
loading..

DPI E PREVENZIONE ALL’ESPOSIZIONE UV, UN PICCOLO VADEMECUM SU COME COMPORTARSI

L’utilizzo dei DPI e il comportamento del lavoratore possono influire significativamente sulla dose di UV assorbita. Le protezioni individuali come gli indumenti coprenti, i cappelli, gli occhiali da sole e i filtri per la protezione contro le radiazioni solari* sono necessarie per ridurre l’esposizione, in particolare in nei casi in cui non sia possibile lavorare in zone d’ombra, sotto ripari o schermi.
Un indumento protettivo è il cappello a tesa larga e circolare (almeno 8 cm) con protezione anche sulle orecchie, naso e collo. I cappelli da legionario sono ottimali, mentre i berretti da baseball con visiera non forniscono la protezione per le orecchie e per il collo che essendo aree particolarmente fotoesposte dovranno comunque essere protette dalle radiazioni UV, ad esempio con l’applicazione di creme solari.
Studi medici hanno dimostrato che gli agricoltori australiani che indossano il cappello a tesa larga riportano sulla fronte una dose 6 volte minore di assorbimento dei raggi UV, sul naso 3 volte minore, sulle guance 2 volte miniore.
Le creme solari hanno dimostrato la loro validità nel ridurre l’incidenza sia di alterazioni neoplastiche epiteliali della cute che di fotoinvecchiamento. Però bisogna fare attenzione ai possibili effetti fotoallergenici e fototossici associati all’ esposizione simultanea a sostanze chimiche ( es. antiparassitari) o vegetali (es. bergamotto, ombrellifere).
E’ dunque necessario che la scelta della crema solare sia effettuata con il coinvolgimento del medico competente.
COSA FARE
Si consiglia di creare, quanto più è possibile, zone d’ombra dove poter lavorare all’aperto. In caso di impossibilità a lavorare all’ombra è opportuno l’utilizzo di DPI specifici per proteggersi dalle radiazioni e utilizzare buone pratiche di comportamento che favoriscono la riduzione all’esposizione, come ad esempio, lavorare nelle ore in cui i raggi solari sono meno violenti, evitando di sporsi a torso nudo.

PICCOLO VADEMECUM
1) I raggi solari sono molto più intensi tra le 12 e le 16. Prova a ridurre il più possibile la tua attività in queste ore. Se puoi sosta all’ombra durante i pasti e gli intervalli di riposo.
2) Anche quando il cielo è nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UV. Le nuvole, infatti, non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi ultravioletti. Vento e nuvole, riducendo la sensazione del calore del sole sulla pelle possono indurre a pensare che non vi sia il rischio di scottature, in realtà questo non è vero, pertanto proteggiti adeguatamente anche in queste situazioni.
3) Quando lavori al sole, anche se fa caldo non toglierti i vestiti (mai esporsi a dorso nudo), usa invece indumenti traspiranti e comodi che non ostacolino i movimenti.
4) Vai alla ricerca dell’ombra tutte le volte che è possibile. Ombrelloni, tende, gronde e alberi forniscono ombra. Lavorare nelle zone ombrose ti aiuta a ridurre i danni provocati dal sole e nella tua azienda dovrebbero essere create idonee zone d’ombra.
5) Prevedi una rotazione dei compiti tra attività all’aperto e al chiuso e attività al sole e all’ombra.
6) Proteggi il corpo, la pelle e gli occhi: usa abiti di colore scuro che proteggono di più dal sole, usa pantaloni lunghi e maglietta con le maniche. Fa in modo che cappelli a tesa larga e occhiali da sole diventino parte della tua divisa.

ALCUNI DATI
Dei 733 lavoratori intervistati dallo studio ISPO (Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze) sulla casistica del Registro Tumori Toscano relativa ai tumori della pelle non melanoma risulta quanto segue:
• il 19% del campione utilizza creme protettive durante le ore di lavoro mentre il 26% usa le creme durante le attività ricreative.
• Sui controlli dermatologici, il 74% dice di non aver mai fatto visite dermatologiche, il 15% ha fatto una sola visita, solo il 2,7% effettua visite periodicamente.
• Per quanto riguarda l’abbigliamento usato durante il periodo estivo risulta che il 73,3% usa una maglia corta, solo il 17,6% una maglia lunga. Il 28% è a dorso nudo e il 29,6% in canottiera.
• Il cappello è usato nel 64,5% dei casi e gli occhiali solo nel 40%.

LA SORVEGLIANZA SANITARIA NELLE MICROIMPRESE

Il Progetto Asle “La giornata della salute in edilizia” per le microimprese” ha evidenziato il problema della tutela sanitaria dei lavoratori in edilizia nelle piccole imprese, le cosiddette microimprese con meno di 10 dipendenti. Del campione di lavoratori (181) visitato dai medici inviati da Asle direttamente in cantiere il 55% è formato da lavoratori stranieri che hanno riferito di non possedere il tesserino di attestazione della vaccinazione contro il tetano: profilassi fondamentale contro le infezioni. Per ovviare alla mancanza Asle ha provveduto immediatamente a informare i medici di base dei lavoratori. Ma quand’anche qualche lavoratore avesse smarrito il tesserino dell’antitetanica, certamente il dato rilevato fa riflettere, perchè il 100% degli stranieri visitati ha dichiarato di non averlo mai posseduto. Tutto ciò mette in evidenza con forza quanto nel settore edile il fenomeno della frammentazione delle imprese sia negativo per la tutela della salute dei lavoratori. Tra le imprese piccole con pochi dipendenti, quelle che prevalentemente lavorano in sub appalto, diventa evidentemente difficile organizzare un protocollo efficiente e sistematico di sorveglianza sanitaria, pure previsto dalla legge. Il fatto che 99 lavoratori stranieri su 99 non siano stati in grado di dimostrare di essere vaccinati contro il tetano significa che essi, pur lavorando in aziende regolari, non sono mai stati sottoposti al minimo controllo sanitario. Questa è la situazione verificata da Asle sul territorio di competenza compreso tra le province lombarde di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Si tratta evidentemente di un dato parziale circoscritto a un campione ristretto, che tuttavia rischia di rappresentare la normalità in un segmento del settore edile, quello delle microimprese, che negli ultimi anni è andato sempre più crescendo.

RUOLO DELL’RLST NEL PROTOCOLLO DI SORVEGLIANZA SANITARIA

Intervista a Giovanni Mosconi Direttore dell’Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro (UOOML) dell’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Bergamo.
A suo parere l’Rlst può collaborare con il Medico del lavoro? Per la legge l’Rlst è un interlocutore del medico del lavoro: tra di loro ci deve essere uno scambio di informazioni reciproche. Anche nell’ambito dell’attività di sorveglianza sanitaria è auspicabile una collaborazione proficua fra le due figure.
In che modo, ci può fare un esempio? L’Rlst che più frequentemente del medico visita i luoghi di lavoro può facilmente verificare se le limitazioni espresse dal medico competente nei giudizi di idoneità per un lavoratore vengano effettivamente rispettate.
L’Rlst può controllare se si fa prevenzione?Il rappresentante per la sicurezza dei lavoratori non deve solo avere una grande attenzione ai problemi relativi alla sicurezza in cantiere ma anche ai rischi per la salute cioè di quelli che sono causa di malattie professionali. Le malattie professionali infatti “uccidono” più degli infortuni.

Layout mode
Predefined Skins
Custom Colors
Choose your skin color
Patterns Background
Images Background