Category Archives: Malattie professionali

Patologie che si sviluppano nel soggetto a causa dell’attività lavorativa svolta

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Prevenire le malattie muscoloscheletriche nel cantiere edile

MILANO, 26 ottobre 2021. In occasione della Settimana europea per la sicurezza e salute sul lavoro Asle-Rlst propone un seminario su come prevenire le malattie muscoloscheletriche da sovraccarico biomeccanico nel cantiere edile. Sarà dedicato alla percezione del rischio da movimentazione manuale dei carichi tra i lavoratori. E’ questo il contributo di Asle-Rlst per la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro nell’ambito della Campagna Eu-Osha 2020-2022 “Alleggeriamo il carico!”.

Si svolgerà martedì 26 ottobre 2021 a partire dalle 9.00 presso la palazzina Esem-Cpt in via I. Newton, 3. Il seminario è rivolto alle parti sociali: organizzazioni sindacali di categoria, Feneal-Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Assimpredil Ance e agli enti del settore edile milanese.

Ai temi della prevenzione e alla salute sicurezza sul lavoro Asle-Rlst, partner nazionale della campagna Eu-Osha Ambienti di lavoro sani e sicuri 2020-2022 “Alleggeriamo il carico!” dedica uno speciale momento di riflessione. L’incontro del 26 ottobre 2021 si colloca all’interno della Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, 25-29 ottobre 2021.

Come prevenire le malattie muscoloscheletriche da sovraccarico biomeccanico è il focus del seminario. Saranno illustrate le risposte al questionario da 10 domande, che è stato proposto dagli Rlst di Asle a oltre 200 lavoratori dei cantieri edili in relazione a come fare per prevenire le malattie muscoloscheletriche nel cantiere edile.

Si cercherà di capire come nel comprensorio di Milano, Lodi, Monza e Brianza è percepito il rischio da parte delle maestranze e di come le stesse ne siano consapevoli, per mettere in campo azioni efficaci, di prevenzione e di sensibilizzazione ai lavoratori.

L’intento è quello di per offrire un’ opportunità di riflessione agli operatori e agli enti del settore, e anche stimolare nuovi spunti per ulteriori attività di sensibilizzazione da attivare da parte degli Rlst di Asle, che da sempre promuovono la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro in edilizia.

Nei mesi tra giugno a settembre 2021, infatti, gli Rlst di Asle hanno visitato più di 30 imprese del territorio e incontrato più di 200 lavoratori. Con l’esito di questo lavoro Asle-Rlst parteciperà al Premio Buone Pratiche promosso da Inail Focal Point Italia nell’ambito della Campagna Eu-Osha 2020-2022 “Alleggeriamo il carico!”.

Leggi qui il programma del seminario

Amianto: in Italia sono 1500 i malati di mesotelioma all’anno di cui 450 in Lombardia. Per Legambiente 370mila le strutture in Italia con presenza di amianto, il triplo rispetto ai dati 2015. Dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, via alla cabina di regia

Roma, 19 giugno 2018: il Ministro Costa propone la cabina di regia per superare la legge n. 257 del 27 marzo 1992 che ha messo fuori legge l’amianto. Nel dossier Legambiente 2018  risulta che solo 13 Regioni su 21 dichiarano di aver approvato il Piano regionale amianto. L’argomento è stato oggetto di attenzione anche al Seminario unitario per Rls – Rlst  organizzato da Cgil, Cisl e Uil a Milano il 4 maggio in occasione del Workers’ Memorial Day 2018.

Esiste in Italia il Fondo vittime amianto istituito con la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008) le cui competenze sono state ampliate dalla legge n. 208 del 28 dicembre 2015 (Legge di stabilità 2016) che ha esteso i risarcimenti anche alle vittime civili. Oggi per i casi professionali il risarcimento è doppio: Inail Fondo vittime amianto e Inps, pari al 20% della prestazione Inail, mentre per i malati civili è previsto un risarcimento una tantum di 5.600 Euro.

In Italia l’amianto è ancora molto diffuso – si legge nel comunicato stampa di Legambiente – e continua a minacciare salute e ambiente. Sino ad oggi sono state censite 370mila strutture dove è presente amianto, di queste 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 edifici privati e 20.296 siti industriali. Sempre secondo Legambiente sono gravi i ritardi sull’approvazione dei piani regionali amianto da parte delle regioni e sulle attività di censimento e di mappatura e bonifiche entrambe previste dalla 257/1992, mentre lo smaltimento rimane il punto debole del processo di messa in sicurezza. Per lenire questa lacuna si auspica il ripristino degli incentivi per fotovoltaico al posto di eternit sui tetti, che in passato ha favorito la rimozione del materiale. Deboli anche le campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini.

I numeri e i dati raccolti da Legambiente sulla base delle risposte fornite dalle Regioni al questionario loro proposto riferiscono che al 2018 sul territorio nazionale le 370mila strutture dove è presente amianto, pari a poco meno di 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto, sono triplicate rispetto alla stessa indagine condotta nel 2015

Nel 2018 il Piano regionale amianto deve essere ancora approvato in due regioni, il Lazio e la Provincia Autonoma di Trento. Resta indefinita la situazione di Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno risposto. Le attività di censimento sono state completate da 6 Regioni su 15 (Campania, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta), mentre il 60% (9 Regioni su 15) ha dichiarato che è ancora in corso la procedura di censimento del territorio. La mappatura dell’amianto è stata realizzata da 7 amministrazioni (Campania, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento). È ancora in corso in Basilicata, nella provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Veneto. Non risulta fatto nel Lazio. Inoltre sono solo 10 le regioni che hanno inviato al Ministero dell’Ambiente le informazioni richieste annualmente sulla presenza di amianto. Il punto debole resta lo smaltimento, perché gli impianti di smaltimento presenti sul territorio non sono sufficienti. Una situazione difficile.

Fonte: Legambiente
Per saperne clicca qui

Malattie professionali. Tra gli edili in Lombardia oltre il 27% dei casi presenta un nesso causale positivo tra mansione e insorgere della malattia

Pubblicato dall’Inail il settimo rapporto sull’andamento delle malattie professionali Malprof 2011-2012. Eseguito per tutto il territorio nazionale il rapporto presenta dati e tabelle su base regionale.
Pubblichiamo di seguito alcuni stralci del Rapporto Inail Malprof 2011 – 2012 con riferimento ai dati relativi alla Lombardia.
Il settore delle costruzioni è tra i più colpiti e  anche in Lombardia risulta essere quello con il maggior numero di casi segnalati: con il 15,5% nel 2011 e il 15,8% nel 2012.

Dall’analisi dei dati emerge che nel 2011 il 23,5% dei casi tra i lavoratori attivi nell’industria estrattiva ed edilizia sono stati colpiti da malattia professionale evidenziando un nesso causale positivo tra mansione svolta e insorgere della malattia, nel 2012 la percentuale sale al 27,5%.

Dunque sono soprattutto i lavoratori con mansioni legate al settore dell’edilizia che presentano patologie lavoro correlato.
Il settore delle costruzioni detiene il triste primato per i mesoteliomi con 100 casi segnalati sul totale di 567 rilevati nell’intero biennio e, con il settore della produzione dei metalli, anche per i tumori dell’apparato respiratorio: 277 casi segnalati in due anni. Inoltre gli edili sono i lavoratori più colpiti da sindrome da tunnel carpale, ipoacusie e malattie della cute. I comparti delle costruzioni e della sanità raccolgono con maggior frequenza rispetto agli altri settori anche le 1.660 patologie del rachide. Le patologie muscolo- scheletriche, diverse dal tunnel carpale, sono in totale, per i due anni, 1.147 e, anche qui, gli edili compaiono con maggior frequenza.
Il sistema di sorveglianza dell malattie professionali Malprof  nella regione Lombardia è attivo dal 1999 ed è dotato di una struttura organizzativa basata su una rete di operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro (Spsal) individuati come referenti di Asl. Attualmente il registro raccoglie i casi riferiti a malattie correlate al lavoro o presunte tali, e le informazioni in esso contenute vengono correntemente utilizzate, sia a livello regionale che di singola Asl, per la conoscenza del fenomeno e per orientare gli interventi preventivi.

FONTE: Rapporto Mal-Prof INAIL 2011-2012

Contenere i costi aziendali si può. Bene è prevedere il programma di sorveglianza sanitaria e attuare le misure di prevenzione adeguate

Malattie professionali, i settori più a rischio rimangono l’edilizia e l’industria. A dirlo è l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi (Anmil) che riferisce in un rapporto pubblicato a fine novembre 2016 come “l’ambito con il più alto tasso di pericolosità resta quello dell’edilizia. Con una media di circa 3 nuovi malati denunciati ogni giorno negli ultimi due anni il settore – si legge – assorbe un terzo di tutti i nuovi casi in Lombardia”.  E’ noto che in edilizia prevale il rischio di malattie croniche legato a movimentazione manuale dei carichi, rumori, vibrazioni polveri e sostanze chimiche.

Alla luce di tutto ciò appare evidente che per un’azienda edile trascurare la denuncia di malattie professionali tra i propri dipendenti non è opportuno e potrebbe portare a una considerevole lievitazione dei costi aziendali.

In caso di ispezione da parte dell’autorità competente potrebbe accadere, infatti, che i tecnici della prevenzione dell’ATS (Agenzia di Tutela della Salue) dopo aver visionato la documentazione relativa alla prevenzione della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, ovvero il Documento di valutazione dei rischi (Dvr) e il Piano operativo di sicurezza (Pos), e riscontrando l’omissione dell’indicazione di specifiche procedure atte a prevenire nei lavoratori le malattie professionali tipiche, decidano di proseguire con un’indagine più approfondita sui motivi della mancata presenza di lavoratori con patologie professionali segnalate e di conseguenza optino di sanzionare l’azienda, facendo emergere la responsabilità del datore di lavoro nella causa di un danno alla salute di uno o più lavoratori. A questo punto la mancata denuncia di malattia professionale da parte dell’azienda potrebbe diventare anche causa di un rinvio a giudizio per l’inadempienza commessa. In questo caso il datore di lavoro si troverà a dover pagare sia la sanzione dell’ ATS per le omissioni riscontrate nella compilazione di Dvr e Pos, sia le spese legali per il rinvio a giudizio. Ne consegue un considerevole aumento di costi aziendali che, a conti fatti, va ben oltre l’entità di costi da sostenere per la corretta e completa compilazione di Dvr e Pos e l’attivazione di un programma di sorveglianza sanitaria rispettoso delle norme previste dal Legislatore.

Regione Lombardia. Varata il 15 novembre 2016 la Linea guida regionale sulla stima e gestione del rischio da esposizione da formaldeide

La Regione Lombardia approva il Decreto “Linea guida regionale sulla stima e gestione del rischio da esposizione da formaldeide: razionalizzazione del problema e proposta formativa”.

Varato il 15 novembre 2016 il documento è correlato al “Piano regionale 2014 – 2018 per la tutela della salute sicurezza nei luoghi di lavoro”. A disposizione soprattutto di datori di lavoro e medici competenti protagonisti, in prima battuta, nell’elaborazione della valutazione dei rischi in azienda.

E’ noto che la formaldeide, classificata dall’ International Agency for Research on Cancer (Iarch) “Cancerogeno di categoria B1”, si trova normalmente allo stato gassoso, è incolore, dall’odore penetrante ed è presente anche in prodotti per l’ edilizia.

Le linee guida approvate sono ritenute dalla Regione un “valido riferimento per una efficace valutazione prima, e gestione poi, del rischio connesso all’esposizione dei lavoratori a formaldeide attraverso la definizione di valori guida e la programmazione razionale del monitoraggio ambientale”.

Per il datore di lavoro è “previsto l’obbligo di istituire e aggiornare il registro degli esposti e curarne la tenuta per il tramite del Medico Competente solo in presenza di un rischio per la salute evidenziato; a cura di quest’ultimo è l’adeguamento del protocollo di sorveglianza sanitaria”.

Per saperne di più clicca qui.

Sorveglianza sanitaria e microimprese. I dati di Asle

Il Progetto Asle “La giornata della salute in edilizia” per le microimprese” ha evidenziato il problema della tutela sanitaria dei lavoratori in edilizia nelle piccole imprese, le cosiddette microimprese con meno di 10 dipendenti. Del campione di lavoratori (181) visitato dai medici inviati da Asle direttamente in cantiere il 55% è formato da lavoratori stranieri che hanno riferito di non possedere il tesserino di attestazione della vaccinazione contro il tetano: profilassi fondamentale contro le infezioni. Per ovviare alla mancanza Asle ha provveduto immediatamente a informare i medici di base dei lavoratori. Ma quand’anche qualche lavoratore avesse smarrito il tesserino dell’antitetanica, certamente il dato rilevato fa riflettere, perchè il 100% degli stranieri visitati ha dichiarato di non averlo mai posseduto. Tutto ciò mette in evidenza con forza quanto nel settore edile il fenomeno della frammentazione delle imprese sia negativo per la tutela della salute dei lavoratori. Tra le imprese piccole con pochi dipendenti, quelle che prevalentemente lavorano in sub appalto, diventa evidentemente difficile organizzare un protocollo efficiente e sistematico di sorveglianza sanitaria, pure previsto dalla legge. Il fatto che 99 lavoratori stranieri su 99 non siano stati in grado di dimostrare di essere vaccinati contro il tetano significa che essi, pur lavorando in aziende regolari, non sono mai stati sottoposti al minimo controllo sanitario. Questa è la situazione verificata da Asle sul territorio di competenza compreso tra le province lombarde di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Si tratta evidentemente di un dato parziale circoscritto a un campione ristretto, che tuttavia rischia di rappresentare la normalità in un segmento del settore edile, quello delle microimprese, che negli ultimi anni è andato sempre più crescendo.

La riunione periodica è importante per il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Ecco come fare per arrivare preparati

Se ne è parlato il 29 giugno 2016 al seminario dedicato, tenutosi a Milano presso il Centro per la cultura della Prevenzione nei luoghi di lavoro e di vita. Molto interessante l’intervento dal titolo La cassetta degli attrezzi del Rls: la riunione periodica di Tiziana Vai, Responsabile dell’Unità Operativa Territoriale Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro 3 di ATS-Città Metropolitana. La relazione della dottoressa Vai ha messo a fuoco i punti salienti dell’evento riunione periodica, sottolineando per i Rls – Rlst gli aspetti da non trascurare e le azioni da fare, per arrivare preparati all’appuntamento annuale con la riunione periodica, considerata momento centrale nella gestione della prevenzione aziendale. La riunione periodica, infatti, per le aziende con più di 15 dipendenti è prevista dalla legge, all’art. 35 del D.Lgs 81/08, e ha funzioni consuntive e di programmazione sulla gestione dei rischi e sulle azioni di miglioramento. Durante la riunione, con la relazione sulla sorveglianza sanitaria prodotta dal medico competente si può monitorare l’andamento della Sorveglianza sanitaria, verificando il mantenimento del benessere degli addetti, inoltre si possono valutare e misurare gli accadimenti infortunistici e di malattia professionale rilevati durante l’anno e si può programmare la formazione dei lavoratori in ordine a prevenzione, salute e sicurezza. La riunione annuale è anche il momento per valutare l’insorgenza di nuovi rischi legati a nuove attività e programmare accertamenti sanitari su richiesta.

Ciò che importa per il Rls – Rlst è arrivare alla riunione periodica ben preparati, essere certi che ci siano tutti i soggetti aziendali previsti, assicurandosi di avere abbastanza tempo per discutere e confrontarsi.

E’ utile, nell’arco dell’anno, organizzare i sopralluoghi per verificare gli ambienti di lavoro, a partire da quelli meno conosciuti. Lo scopo è quello di raccogliere le osservazioni dei lavoratori, le esigenze, gli obiettivi prioritari, anche organizzando incontri informali coi lavoratori, assemblee dove si discutono problemi e sottoporre ai lavoratori appositi questionari per rilevare i loro disagi. Successivamente è utile al lavoro del Rls – Rlst predisporre un piano d’azione dove inquadrare i dubbi da approfondire e i chiarimenti da richiedere per definire una proposta con obiettivi chiari e prioritari.

Sono queste solo alcune indicazioni che possono tornare utili a chi, nello svolgimento del ruolo di Rls – Rlst, si trova a volte isolato o in difficoltà.

Per approfondire invitiamo a leggere per intero la relazione di Tiziana Vai La cassetta degli attrezzi del Rls. ruolo-rls-e-periodica-tiziana-vai-29-giugno-2016


Malattia professionale e infortunio. Il certificato arriva all’Inail solo per via telematica: si apre la pratica e inizia l’istruttoria

Il certificato di malattia professionale o infortunio arriva all’ Inail esclusivamente per via telematica dal medico che presta la prima assistenza a un lavoratore infortunato sul lavoro o affetto da malattia professionale. Questa la novità introdotta dall’art. 21 del D.Lgs n. 151/2015 entrato in vigore a settembre 2015. La circolare del Ministero del Lavoro n. 7348 del 17/03/2016 specifica inoltre che “l’invio deve essere effettuato nell’arco massimo delle 24 ore del giorno successivo dalla prestazione effettuata e che per prima assistenza si intende prestazione professionale qualificata rientrante nell’ambito di procedure organizzative strutturate per fornire assistenza medica, anche solamente di base”. Il certificato, dunque, può essere inoltrato da qualunque medico che lavori alle dipendenze di strutture ospedaliere o da un medico di base. Inoltre il certificato medico di malattia professionale e/o infortunio contestualmente alla denuncia di malattia professionale e/o infortunio del datore di lavoro costituiscono la documentazione necessaria perché si attivi l’iter per il riconoscimento di malattia professionale o infortunio presso l’Inail.

Entro cinque giorni dalla ricezione del primo certificato di malattia professionale e/o infortunio il datore di lavoro è tenuto, a sua volta, a inoltrare telematicamente la denuncia di malattia professionale e/o infortunio all’Inail.

Nel caso in cui il datore di lavoro sia un artigiano, l’obbligo di denuncia è in capo allo stesso.

Nello specifico della malattia professionale la cui causa, a differenza dell’infortunio, è lenta e progressiva e può agire anche dopo molto tempo, occorre anche dimostrare che essa è stata contratta nell’esercizio e a causa della lavorazione. Ovvero deve essere dimostrata la causalità della malattia per motivi professionali. Per mancanza di una definizione di malattia professionale il legislatore ha adottato due tabelle, una per l’industria e l’atra per l’agricoltura, in cui sono elencate le malattie di origine professionale, le lavorazioni che possono provocarle, il periodo massimo entro cui la malattia deve manifestarsi dall’abbandono del lavoro.

L’Inail, ricevuti il certificato e la denuncia di malattia professionale apre la pratica e inizia l’istruttoria del caso. Se si tratta di malattie tabellate si verifica anzitutto che il lavoratore sia stato effettivamente adibito alle mansioni previste dalla tabella e in ogni caso, malattia tabellata o non tabellata, l’Inail richiede documentazione di verifica sia al datore di lavoro sia al lavoratore. Dal 1988 la Corte Costituzionale con sentenza 179/88 ha introdotto anche la possibilità per il lavoratore di provare l’origine professionale di malattie non tabellate. Anche il lavoratore, dunque, può dimostrare l’origine professionale di una malattia e in questo ambito trovano spazio tutte le malattie di cui il lavoratore è in grado di dimostrare la natura professionale. Resta a suo carico provare l’origine professionale della malattia con elementi probatori che dimostrino l’effettiva esposizione al rischio.

I documenti richiesti dall’Inail per provare la malattia professionale sono i seguenti:

Copia del documento di Valutazione dei Rischi e sue modifiche

Esiti delle visite mediche preventive e periodiche

Copia della cartella sanitaria redatta dal medico competente

Invito a visita del medico legale

Compilazione di appositi questionari secondo la tipologia di malattia

Relazioni del lavoratore sul proprio mansionario

Eventuale ispezione

Visure incrociate con archivi INAIL/INPS per verificare la carriera lavorativa dell’assicurato

Copia del libretto di lavoro

Manuali d’uso e manutenzione dei macchinari utilizzati

Per approfondimenti:

circolare-n-7348-del-17032016

inail-lodi_le-malattie-professionali

Chiedere il Rlst di Asle è facile, ecco come fare

Operativi sul territorio di Milano, Lodi, Monza e Brianza e relative province, i Rlst di Asle sono a disposizione per tutte quelle imprese dove non è stato eletto o designato il Rappresentante per la Sicurezza dei Lavoratori aziendale (Rls).

Per ottenere l’assistenza di un Rlst di Asle bisogna collegarsi al sito www.asle-rlst.it, cliccare su “Modulistica” e fare il download dei degli appositi moduli di richiesta:

lettera di incarico Rlst di Asle
• lettera di incarico apertura cantiere
Occorre compilare entrambi i moduli con le informazioni richieste, riempiendo tutti i campi.

La lettera d’incarico Rlst di Asle è la richiesta da parte dell’azienda del servizio Rlst di Asle.

Va compilata su carta intestata dell’impresa scrivente e indirizzata tramite raccomandata alla sede dell’Associazione per la Sicurezza dei Lavoratori dell’Edilizia di Milano, Lodi, Monza e Brianza, via Newton, 3 – 20148 Milano.

Per questa comunicazione si possono utilizzare anche l’indirizzo di posta elettronica certificata

info@pec.asle.it e l’indirizzo e-mail info@asle.it, oppure il fax al numero 02.48707068.

È importante che sulla lettera d’incarico Rlst di Asle siano ben visibili le firme di tutti i lavoratori, i quali saranno così informati del fatto che il loro Rappresentante per la sicurezza dei lavoratori sarà un Rlst di Asle, ovvero un Rls territoriale messo a disposizione dall’Associazione per la Sicurezza dei Lavoratori dell’Edilizia di Milano, Lodi, Monza e Brianza.

La lettera d’incarico Rlst di Asle va conservata con la risposta su carta intestata che gli uffici Asle-Rlst inviano all’azienda, per documentare l’avvenuto inserimento nel data base di Asle-Rlst del nominativo aziendale. In questo modo

quando non si conosce ancora il nominativo del Rlst competente per territorio per un determinato cantiere, sul Pos, nell’apposito spazio dedicato al rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, l’impresa potrà scrivere semplicemente “Asle-Rlst” ed, eventualmente, esibirà la lettera di incarico Rlst di Asle con la risposta ricevuta dagli uffici dell’Associazione per la Sicurezza dei Lavoratori dell’Edilizia di Milano, Lodi, Monza e Brianza all’atto dell’iscrizione.

La lettera di incarico apertura cantiere è la comunicazione a Asle-Rlst dell’apertura di un cantiere da parte dell’impresa. Va compilata per ogni nuovo cantiere e trasmessa alla sede dell’Associazione al numero 02.48707068 oppure all’indirizzo e-mail info@asle.it. Fare la comunicazione di apertura cantiere è importante perché solo così si attiva la procedura operativa per far sì che il Rlst competente per territorio contatti l’impresa. Fissando l’appuntamento, nel giorno prestabilito il Rlst di Asle potrà, così, verificare la situazione sicurezza del cantiere stesso e visionare la documentazione relativa.

Attenzione, anche questa lettera va compilata su carta intestata dell’impresa richiedente e deve contenere l’indicazione precisa dell’indirizzo del nuovo cantiere e il nominativo con numero telefonico di un referente o di un responsabile dell’impresa per il cantiere in oggetto.

La comunicazione di apertura cantiere va fatta per ogni nuovo cantiere e trasmessa alla sede Asle-Rlst dieci giorni prima dell’apertura del cantiere, come previsto dall’art. 100 comma 4, del D.Lgs 81/08.

In questo modo il contatto da parte del Rlst di Asle per la definizione dell’appuntamento di prima visita sarà tempestivo e sicuro.

Rischio da esposizione ai campi elettromagnetici in ambiente di lavoro, in arrivo un nuovo campo di applicazione per i Rlst di Asle

Entro il 1° luglio 2016 l’Italia dovrà recepire la Direttiva europea 2013/35/UE sulle disposizioni minime di sicurezza e salute relative all’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici (Direttiva EMF) che abroga la Direttiva 2004/40/CE. Dal Governo italiano un passo avanti è stato fatto il 2 maggio 2016 quando il Consiglio dei Ministri ha approvato, in esame preliminare, uno schema di decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva 2013/35/UE.

Il testo prevede modifiche al D.Lgs n. 81/2008 nella parte relativa al CAPO IV, del Titolo VIII, sulla “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici”. La Direttiva EMF limita anzitutto le esposizioni massime fissando i valori limite di esposizione (VLE) per gli effetti sensoriali e gli effetti sanitari, specificando che i VLE relativi agli effetti sanitari devono sempre essere rispettati. Si sottolinea poi l’importanza della valutazione dei rischi negli ambienti di lavoro, specificando che per valutare i rischi derivanti dai campi elettromagnetici è necessario “comprendere la natura dei campi presenti”.

Per chi si occupa di salute e sicurezza dei lavoratori come i rappresentanti per la salute e la sicurezza dei lavoratori Rlst di Asle per gli edili, e più in generale per tutti coloro che nel luogo di lavoro svolgono la mansione di Rls si segnala che la Direttiva si occupa anche di formazione informazione dei lavoratori (art. 6), di consultazione e partecipazione dei lavoratori in materia di sicurezza (art. 7) e di sorveglianza sanitaria (art. 8).

La Commissione Europea ha nel frattempo editato una “Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva 2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici”, per aiutare i datori di lavoro a ottemperare gli obblighi previsti dalla Direttiva EMF e che a breve saranno recepiti anche dalla legislazione italiana.

Per approfondire visiona la documentazione.

direttiva-201335ue

commissione-europea_guida_campi_elettromagnetici

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