Category Archives: Infortuni

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Infortuni sul lavoro: in Brianza già 4 vittime dall’inizio dell’anno. La prefettura apre un tavolo di coordinamento periodico con sindacati e ATS

Ultimo caso di infortunio ieri, mercoledì 6 marzo 2019, a Lissone in Brianza un uomo di 56 anni schiacciato da un mezzo da lavoro. Trasportato in condizioni gravissime all’ospedale di Monza è in pericolo di vita. Per la provincia di Monza si tratta del quarto incidente sul lavoro grave in dieci giorni. I dati coincidono con quelli dell’Osservatorio indipendente morti e infortuni sul lavoro di Bologna dove si parla di 14 infortuni mortali accaduti in Lombardia dall’inizio dell’anno al 4 marzo 2019 di cui 4 in Brianza, 3 in provincia di Como, 3 a Milano, 2 in provincia di Brescia e 1 in provincia di Bergamo.

Venerdì mattina 1 marzo circa un centinaio di persone hanno partecipato al presidio per la sicurezza sul lavoro convocato dai sindacati davanti alla Prefettura di Monza. Alla fine è stato chiesto un tavolo di coordinamento periodico con sindacati e ATS, per monitorare il livello della sicurezza dei luoghi di lavoro in Brianza

In Brianza, nel giro di due giorni, due lavoratori hanno perso la vita e un altro è gravissimo, dopo un incidente sul lavoro – dichiarano Cgil Cisl e Uil Brianza nella locandina che pubblicizza l’evento -. E’ inaccettabile che, ancora una volta, si debba parlare di chi ha perso la vita sul proprio posto di lavoro, fatti tragici che si verificano purtroppo con drammatica frequenza. Ed è altrettanto inaccettabile chiamare puntualmente in causa la fatalità o il rischio legato a certe attività. I settori più a rischio  – concludono Cgil, Cisl e Uil – necessitano di adeguati interventi programmati, non di saltuarie misure tampone. Anche perché un sistema sano si basa soprattutto su controlli specifici che, sul campo, verifichino con regolarità l’applicazione di norme e regolamenti”

Nell’ultimo bollettino trimestrale delle denunce di infortunio e malattie professionale con i dati del periodo gennaio – dicembre 2018, Inail riferisce che tra gennaio e dicembre le denunce per infortuni sul lavoro sono state 641.261 (+0,9%) rispetto allo stesso periodo del 2017, delle quali 1.133 con esito mortale (+10,1%). Per i casi mortali si rilevano incrementi nel Nord Ovest + 18,22%, nel Sud +15,70%, nel nord est + 9,64% e nel centro +1,42% in controtendenza le isole che fanno registrare un calo -5,68%.

Dai dati Inail risulta che nel 2018 la sola Lombardia ha fatto registrare un incremento del 17,27% (163 contro i 139 del 2017) dei casi di infortuni mortali attestandosi con il Veneto (115 contro i 91 del 2017) al secondo posto nella graduatoria delle regioni d’Italia. In termini assoluti per Lombardia e Veneto 24 casi di incidenti mortali in più rispetto al 2017. Al primo posto rimane la Campania (87 contro i 60 del 2017) con 27 casi in più.

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Relazione annuale Inail 2017: 641mila le denunce di infortunio. 617 i casi mortali riconosciuti. Tendenza in aumento per le malattie professionali. E nei primi cinque mesi del 2018 più infortuni mortali ma fuori dal luogo di lavoro

Il 26 giugno scorso a Montecitorio davanti al Presidente Sergio Mattarella, Massimo De Felice, Presidente Inail, ha presentato la Relazione annuale con l’andamento del fenomeno infortunistico e delle malattie professionali in Italia.
Rispetto al 2016 il dato delle denunce effettuate, 641 mila, rimane sostanzialmente invariato (-0,08%) mentre, prendendo come riferimento il 2012, gli infortuni diminuiscono di circa il 14%.
Nel 2017 gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati poco meno di 417 mila di cui il 19% avvenuto con “mezzo di trasporto” o “in itinere”.

Quelli effettivamente accaduti in azienda sono circa 337 mila.
Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono stati complessivamente 617: 257 in azienda e 360 pari al 58% avvenuti in itinere, con una riduzione complessiva del 2,8% rispetto al 2012.

Tutto ciò in un contesto occupazionale mutato secondo l’Istat, che registra una variazione del tasso di occupazione passata dal 56,6% del 2012 al 58% del 2017.
Dai dati mensili Inail dei primi cinque mesi del 2018 emerge che da gennaio a maggio i casi mortali denunciati all’Istituto sono stati 389, quattordici in più rispetto allo stesso periodo del 2017.
Anche in questo caso, però, l’aumento riguarda i casi avvenuti “in itinere”, ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, passati da 104 a 118, mentre per gli eventi accaduti “in occasione di lavoro” le denunce di infortunio sono stabili: 271 in entrambi i periodi.

Nel 2017 le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail raggiungono quota 58mila, 2.200 in meno rispetto al 2016 ma in aumento di un quarto se riferite al 2012.

Considerati sul medio periodo 2012-2017 i dati Inail rivelano una tendenza interessante per l’aumento delle denunce per malattie professionali portando finalmente alla luce una realtà, quella delle malattie professionali appunto, che solo una decina di anni fa non emergeva in modo così evidente.

Fonte: Inail

Gli infortuni con scale portatili accadono per uso scorretto. Qui la guida per utilizzare l’attrezzatura in sicurezza

Le scale portatili sono attrezzature largamente diffuse e usate in ambiente di lavoro e in ambiente di vita. Vengono impiegate da milioni di persone e comportano rischi elevati di incidenti. Gli infortuni avvengono principalmente per cadute da scale da altezze superiori a un metro. Studi recenti hanno dimostrato che l’80% degli incidenti è dovuto all’uso non corretto delle attrezzature mentre il rimanente 20% è imputabile a difetti delle scale.

Circa un terzo degli incidenti avviene sui luoghi di lavoro dove per l’uso diffuso delle scale portatili nei cantieri, il comparto dell’edilizia la fa da padrone. Negli infortunati la maggior parte delle lesioni riportate interessa gli arti inferiori e superiori, dove la frattura e la contusione sono quelle di maggiore frequenza. Tuttavia anche da altezze relativamente basse si ottengono lesioni di consistente gravita.

Gli incidenti riguardano principalmente la stabilita nell’uso dell’attrezzatura e la resistenza strutturale della scala rispetto al comportamento dell’utilizzatore e alle ripetute sollecitazioni.

Le scale portatili presenti sul mercato sono molteplici e riconducibili principalmente a due tipologie:

· scale in appoggio

· scale doppie

Le correlazioni tra le cause e gli incidenti evidenziano soprattutto problemi di slittamento laterale in sommità e slittamento alla base per le scale in appoggio e instabilità al ribaltamento per le scale doppie.

I materiali di cui sono costituite principalmente le scale portatili sono le leghe di alluminio, l’acciaio e il legno, con altezze, tra quelle di uso più comune, che vanno dai 2 ai 5 mt. circa per le scale doppie in posizione chiusa, 5 mt. circa per le scale in appoggio e 8  mt. circa per le scale trasformabili, a sfilo sino a 15 mt.

Tutte le scale devono rispondere alle norme UNI EN 131/D.Lgs 81/08.

Le scale in appoggio

Le criticità che si manifestano nell’utilizzo delle scale in appoggio sono quattro:

· instabilità per slittamento alla base

· instabilità per slittamento laterale in sommità

· instabilità per rotazione intorno a un montante

· instabilità per rovesciamento all’indietro

Le buone prassi raccomandano che per conferire alla scala una maggiore stabilità rispetto allo slittamento alla base è indispensabile avere un angolo di inclinazione della scala più alto possibile senza superare 75° (65°-75°) per non incorrere nell’instabilità alla rotazione all’indietro intorno alla base dei due montanti. Essendo inoltre la stabilità funzione del peso della scala, del peso della persona, dei coefficienti d’attrito agli appoggi, va da sé che creando vincoli alla base e in sommità, e limitando il carico sui gradini escludendo gli ultimi tre, circa 75 cm. dal punto più alto per scale di 4-5 metri, si realizzeranno le condizioni ideali per un uso in sicurezza della scala. Non trascurabili sono anche le azioni, per slittamento laterale in sommità e per rotazione intorno ad un montante, che si manifestano spesso quando il lavoratore, pur avendo il baricentro entro la base d’appoggio della scala, tira a sé o spinge qualche oggetto come ad esempio funi o cavi oppure usa un trapano o una sega con movimento laterale, o quando l’utilizzatore pone il suo baricentro fuori dalla base d’appoggio della scala determinando con gli stessi movimenti una rotazione intorno ad un montante. E’ utile ricordare che la scala in appoggio è idonea come sistema di accesso ad altro luogo sempre che sporga almeno 1 mt. oltre il livello di accesso. Esistono in commercio diversi accessori che, se non in dotazione alle scale più comuni, limitano le instabilità sopra accennate. Tra questi i più utilizzati sono i tamponi in pvc da innestare sui montanti in appoggio e le barre stabilizzatrici orizzontali che riducono al minimo lo spostamento laterale.

Le scale doppie

Le criticità che si manifestano nell’utilizzo delle scale doppie si possono ricondurre in linea di massima all’instabilità per ribaltamento laterale. Un uso corretto delle scale doppie impone che le scale

· non siano più lunghe di 5 mt.

· non siano utilizzate per accedere a piani di lavoro

· non vengano utilizzate da più persone

· la sosta sui due gradini o pioli più alti non sia eseguita senza piattaforma e guarda-corpo

Con stabilità di una scala doppia al ribaltamento laterale s’intende la capacità della scala a opporsi alle azioni che ne determinano il ribaltamento attorno a un’asse passante alla base di due montanti laterali, uno relativo al tronco di salita e l’altro relativo al tronco di supporto, considerato come asse di rotazione. Per migliorare la stabilità delle scale doppie possono venir utilizzate le barre stabilizzatrici da innestare alla base dei montanti con piedini antiscivolo.

Durabilità

La durabilità di una scala portatile può essere definita come la capacità di questa a conservare i previsti requisiti di resistenza, stabilità, funzionalità e sicurezza, durante tutta la vita operativa attesa, senza richiedere manutenzione straordinaria e ripristino.

Una scala portatile è composta da diversi elementi collegati fra di loro. Tali collegamenti oltre ai requisiti di resistenza e funzionalità devono mantenere durante l’uso i giochi previsti in fase di progetto o comunque essi devono essere tali da rimanere entro tolleranze funzionali atte a garantire la stabilità della scala in condizioni di sicurezza.

Ad esempio, l’ovalizzazione dei fori delle cerniere di collegamento dei montanti di una scala doppia crea un disallineamento dei tronchi di salita e di supporto, con conseguente appoggio della scala sul piano su tre montanti anziché su quattro. In tale condizione, durante la salita dell’operatore e durante l’uso, la scala può presentare sia dei movimenti longitudinali e laterali, e sia di oscillazione, tali da minare la stabilità della stessa. Per quanto concerne le scale in appoggio, con particolare riferimento a quelle a più tronchi, una maggiore flessione sotto carico potrà derivare dalla deformazione delle interfacce di giunzione fra i vari tronchi, soprattutto se la scala è stata realizzata con i montanti aventi profili a “C”.

28 aprile 2016. Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro. Rlst di Asle in azione per prevenire i rischi di infortunio e gli incidenti mortali

Stress sul lavoro: una sfida comune. Questo il tema scelto dall’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) nella Giornata mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro che si celebra oggi, 28 aprile 2016. “A causa dei cambiamenti industriali e dell’attuale recessione economica – si legge nel comunicato stampa ILO – oggi i lavoratori si confrontano con i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e con le ristrutturazioni, la diminuzione delle opportunità lavorative, l’aumento della precarietà, la paura di perdere il lavoro, i licenziamenti massicci, la disoccupazione, la diminuzione della stabilità finanziaria, con serie conseguenze per la loro salute mentale e per il loro benessere”.

Lo stress da lavoro viene generalmente riconosciuto come una questione mondiale che riguarda tutti i paesi, tutti i mestieri e tutti i lavoratori, sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo ma non è l’unica causa di rischio per i lavoratori. In Italia, infatti, nel 2015 il trend degli infortuni mortali ha ricominciato a crescere dopo una diminuzione tendenziale protrattasi per un decennio. Il settore delle costruzioni è stato il più colpito e ha fatto registrare il numero più alto di vittime: 69 morti, il 15% del totale degli infortuni mortali del settore industria secondo i dati Inail. Inoltre a un’analisi condotta da Cisl Lombardia sui dati delle Agenzie di Tutela della Salute (Ats ex Asl), nel 2015 in Lombardia un terzo dei morti sul lavoro, 16 su 44 decessi, aveva più di 61 anni, di cui 5 over 70.

I settori maggiormente colpiti dal fenomeno sono stati industria, edilizia e agricoltura. Tra le province la più colpita è quella di Brescia, con 12 decessi over 61, contro i 4 del 2014, e poi Milano con 4 casi contro 1 del 2014.

In questo contesto emerge l’importanza del lavoro svolto dal Rappresentante per la sicurezza dei Lavoratori, figura prevista dal D.Lgs 81/08 a cui è demandato il compito di controllare e stimolare il rispetto delle regole in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Attraverso la figura del Rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, i lavoratori hanno la possibilità di partecipare attivamente al sistema di valutazione e prevenzione dei rischi dell’ambiente di lavoro. In particolare, scopo principale del Rappresentante territoriale per la sicurezza dei lavoratori dell’edilizia (Rlst) di Asle, destinato alle imprese del settore Costruzioni nei territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza con meno di 15 dipendenti che non eleggono il Rls aziendale, è quello di vigilare e promuovere una speciale attenzione sui temi di prevenzione, salute e sicurezza attraverso incontri informativi con i lavoratori e colloqui diretti anche con il datore di lavoro e le altre figure della sicurezza in cantiere (Coordinatore, Rspp, preposto, medico del lavoro). L’obiettivo è diffondere l’importanza della cultura della sicurezza tra i lavoratori del settore edile, per prevenire i rischi di infortunio, gli incidenti mortali e le malattie professionali.

Cantiere, la buona qualità dei sistemi di gestione di sicurezza dei subappaltatori contrasta l’aumento degli incidenti mortali

Oggi in Italia il numero degli infortuni mortali aumenta. I dati Inail 2015 registrano un’inversione di tendenza nei casi di morte sul lavoro. Per la prima volta in dieci anni l’indice di mortalità è tornato a crescere attestandosi di nuovo a ridosso dei 3,5 decessi ogni 100mila occupati, nettamente al di sopra della media europea.

Con i suoi 132 casi di morti sul lavoro nell’anno 2015 pari al 15% del totale, il settore delle Costruzioni in Italia si colloca al primo posto nella graduatoria delle tipologie di lavoro più pericolose (dati osservatorio Vega Engineering).

Al secondo posto si trovano le Attività manifatturiere con 109 morti che rappresentano il 12,4%, seguite dal settore Trasporto e magazzinaggio con 91 decessi pari al 10,4%. Molto distanziati gli altri settori che presentano quote inferiori al 6%. L’aumento del numero di incidenti mortali sul lavoro è un fatto che va contro tutte le aspettative. Dal 2006 sino al dicembre 2014, infatti, la tendenza è stata in costante diminuzione.

Il dato, dunque, fa riflettere anche in ragione dell’incidenza evidenziata dal settore Costruzioni. Si tratta di un fenomeno preoccupante che è da attribuire soprattutto al fatto che nella maggior parte dei casi i cantieri sono realizzati da piccole e micro imprese subappaltatrici dove l’attenzione alla prevenzione dei rischi è spesso anteposta all’esigenza di concretizzare il risultato in tempi rapidi. Per contrastare l’andamento negativo occorre elevare il livello di conoscenza e consapevolezza dei rischi tra tutti gli operatori del settore, al fine di promuovere un’organizzazione lavorativa che diventi efficiente sotto il profilo della prevenzione.

La causa principale per la quale le morti sul lavoro in edilizia aumentano è da ricercare nelle criticità interorganizzative del sistema dei subappaltatori, nella gran parte costituito da piccole imprese con difficoltà a mettere a punto un efficiente sistema di prevenzione dei rischi.

Due sono gli elementi su cui puntare per mettere in sicurezza il cantiere edile. Da una parte assicurarsi che le aziende subappaltatrici mettano in atto buone prassi di prevenzione dimostrando anche di avere requisiti specifici per le lavorazioni richieste e rispettando i termini per la formazione continua e obbligatoria del personale. D’altro canto è indispensabile che l’impresa appaltatrice diventi sempre più capace di mettere in campo un sistema di gestione della sicurezza efficiente, in grado di colmare le carenze interorganizzative dei subappaltatori. Occorre dunque intervenire con azioni di promozione della cultura della sicurezza a tutti i livelli, anche attraverso campagne informative mirate indirizzate ai lavoratori e a tutti i soggetti che all’interno del cantiere ricoprono responsabilità specifiche.

Aumentano i casi di infortuni mortali in edilizia rispetto al 2014

Dopo un decennio positivo in cui il numero degli infortuni mortali sul lavoro ha continuato a scendere, il 2015 si pone decisamente in controtendenza con un aumento dei casi. Il settore delle costruzioni è il più colpito e registra il numero più alto di vittime: 69 morti, il 15% del totale degli infortuni mortali del settore industria.  A dirlo è l’Osservatorio Vega Engineering di Mestre (VE) che ha analizzato i dati Inail al 31 dicembre 2015. Complessivamente è emerso che per la prima vota dal 2006 le morti sul lavoro in Italia sono in aumento. In particolare, nei primi otto mesi del 2015 le persone coinvolte sono state 752, 100 in più rispetto alle 652 vittime dello stesso periodo nel 2014.

Secondo l’analisi dell’Osservatorio Vega l’incidenza dei casi di morte sul lavoro colpisce maggiormente il Centro Italia con il 31,3%, a seguire il Sud con il 24,5%, il Nord-ovest con il 23,8% e il Nord–est con il 12%. Le isole fanno registrare un’incidenza dell’8,4%.

Nel comprensorio Asle per le provincie di Milano, Lodi, Monza e Brianza i casi di morte sul lavoro risultano così classificati: provincia di Lodi 8 morti su 96.945 occupati (dati ISTAT 2013) che con un indice di incidenza dell’82,5 si colloca al 10° posto nella graduatoria delle province d’Italia in base all’indice di incidenza per milione; provincia di Milano, 35 morti su 1.415.422 occupati, con il 24,7 è all’88° posto; infine la provincia di Monza e Brianza con 6 morti su 389.375 occupati pari al 15,4 è al 101° posto nella graduatoria delle provincie italiane per indice di incidenza.

INAIL: incidenti sul lavoro in calo del 4%. Morti bianche, la Lombardia è al minimo storico.

I cantieri sono meno pericolosi che in passato e calano anche gli infortuni. E’ stato presentato il 23 ottobre il decimo rapporto regionale INAIL 2008. Lo scorso anno i casi mortali sono stati 172 (nel 2007 erano stati 214). In generale il numero delle denunce degli incidenti sul lavoro è diminuito di 6mila unità. Nelle costruzioni quota -13,6% rappresenta la flessione più sensibile. Analizzando i diversi settori produttivi, tra i cali più significativi spicca, infatti, il settore delle costruzioni, con una diminuzione tanto degli incidenti (-13,6%) quando dei casi mortali (-51,9%, con 25 decessi contro i 52 del 2007).
Il dato appare significativo se si considera che il numero di addetti in edilizia in Lombardia è aumentato dal 2006 al 2008, da 330.000 a 342.000 addetti, passando per una leggera flessione nel 2007 con la presenza di 324.000 addetti, tra occupati dipendenti e occupati indipendenti (fonte:Ance, Osservatorio congiunturale sul settore delle costruzioni – giugno 2009).
La Lombardia, inoltre, è al minimo storico per le morti bianche: nel 2008 si sono infatti registrati 172 infortuni mortali sul lavoro, meno del 2007 (214 casi) e soprattutto meno del precedente minimo storico, registrato nel 2005 (194).
Secondo il rapporto, dunque, nella regione più produttiva d’Italia (dove, nonostante il periodo di crisi, nel 2008 la forza lavoro è arrivata a 4.519.000 persone, comprese quelle in cerca di occupazione) nel 2008 è diminuito di quasi 6.000 unità anche il numero complessivo di incidenti sul lavoro: 149.506 (il 17% del totale nazionale) contro i 155.480 del 2007 (-3,8%). Sondrio e Mantova le province più “virtuose” (con cali rispettivi dell’11,2% e del 10,8%), Lodi l’unica in controtendenza con un aumento degli incidenti del 2,6%.

INFORTUNIO IN CANTIERE E RESPONSABILITA’ DEL PROPRIETARIO COMMITTENTE

Con sentenza n. 47370 del 19 dicembre 2008, la quarta sezione penale della Cassazione ha affermato che in caso di lavori appaltati dal proprietario di uno stabile lo stesso risponde di

Con sentenza n. 47370 del 19 dicembre 2008, la quarta sezione penale della Cassazione ha affermato che in caso di lavori appaltati dal proprietario di uno stabile lo stesso risponde di omicidio colposo nel caso in cui sia intervenuta la morte per un infortunio di un dipendente di un’impresa esecutrice, se lo stesso committente ha omesso di designare il coordinatore per la progettazione, il coordinatore per l’esecuzione in un cantiere con più imprese, e di verificare l’idoneità tecnico professionale delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi in relazione ai lavori affidati.

MORIRE SUL LAVORO E’ UNA TRISTE REALTA’. 29 VITTIME NEI PRIMI 56 GIORNI DEL 2009

L’osservatorio Fillea Cgil pubblica il bollettino dei casi di infortunio mortale in edilizia. Hanno lasciato per sempre i propri cari ventotto operai, di cui cinque di nazionalità straniera e un imprenditore.

Sono ventinove i casi di morti bianche verificatesi in edilizia dal 1 gennaio ad oggi. Il dato è consultabile sul sito internet di Fillea Cgil, che quotidianamente pubblica il reso conto aggiornato dei decessi sul lavoro. L’ultimo fatto è di lunedì 23 febbraio,accaduto  in Abruzzo, in provincia di Teramo, dove un uomo di 33 anni, cantoniere Anas, ha perso la vita travolto da un autotreno sulla Strada Statale 80RAC “Teramo – mare”, mentre era al lavoro in un cantiere mobile regolarmente segnalato. Nei primi 56 giorni del 2009 hanno lasciato per sempre i propri cari ventotto operai, di cui cinque di nazionalità straniera e un imprenditore. Al vertice della triste classifica si colloca la regione Puglia con cinque morti bianche, seguita dalla Sicilia a quota quattro. Tre le vittime per la Toscana, due per Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Lazio. Un incidente è accaduto nelle regioni Liguria, Emilia Romagna e Campania.

PRIMA MORTE BIANCA DEL 2009. A BREMBATE MUORE UN OPERAIO SCHIACCIATO DA UN’ESCAVATRICE

Incidente sul lavoro. Un grave infortunio si è verificato mercoledì 11 febbraio a Brembate poco dopo le tredici. L’uomo, 52 anni, è stato ucciso da un escavatore meccanico che l’ha investito in retromarcia.

Incidente sul lavoro. Un grave infortunio si è verificato mercoledì 11 febbraio a Brembate poco dopo le tredici. L’uomo, 52 anni, è stato ucciso da un escavatore meccanico che l’ha investito in retromarcia. Sul posto è subito intervenuto il 118, ma i soccorsi sono stati inutili. E’ la prima morte bianca del 2009.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, un operaio di Osio Sotto di 52 anni è stato travolto e schiacciato dalle grandi ruote di una pala meccanica manovrata da un collega. La vittima, che lavorava nella cava da trent’anni, stava aspettando che il mezzo caricasse la ghiaia nell’impianto di lavorazione degli inerti, cui era addetto. A un certo punto la distrazione fatale: la pala meccanica ha innestato la retromarcia e ha travolto l’uomo.

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