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Lavoratori a rischio sole: informazione e consigli utili

L’estate è arrivata, lavoratori edili state attenti al sole

Specialmente per chi svolge le proprie mansioni all’aperto. Sono i così detti lavoratori outdoor per i quali la prolungata esposizione ai raggi solari può provocare  rischi alla salute. Si presentano qui gli approfondimenti  dei ricercatori Inail e i consigli utili per cercare di prevenire i danni.

I rischi da eccessiva esposizione ai raggi Uv. La radiazione solare ultravioletta deve essere considerata a tutti gli effetti un rischio di natura professionale per tutti i lavoratori outdoor e deve essere posto alla stregua di tutti gli altri rischi (chimici, fisici, biologici) presenti nell’ambiente di lavoro. La permanenza al sole per un periodo più o meno prolungato (la variabilità è soggettiva) può provocare, in particolare se la pelle non è già abbronzata, la comparsa dell’eritema solare. Se l’esposizione è stata particolarmente intensa possono comparire vescicole o bolle seguite da erosioni (ustioni solari). Altro tipo di lesione cutanea è la fotosensibilizzazione, reazione secondaria all’assunzione di alcune sostanze (soprattutto farmaci o composti chimici fotosensibilizzanti contenuti in creme, cosmetici o profumi), con meccanismo tossico o allergico nel momento in cui ci si espone al sole.

Dal fotoinvecchiamento alle neoplasie. Fenomeni rilevanti a carico della cute sono anche il fotoinvecchiamento e la foto carcinogenesi, effetti cronici che derivano dall’accumularsi dei danni causati da esposizioni prolungate nel tempo (anni), al sole e/o a fonti artificiali e sono tanto più precoci e marcati quanto più la pelle è chiara o non adeguatamente protetta. Le neoplasie cutanee possono essere di origine epiteliale come le cheratosi solari, gli epiteliomi spinocellulari (o squamocellulari) e gli epiteliomi basocellulari e di origine melanocitica, come il melanoma. L’esposizione cumulativa ai raggi ultravioletti favorisce l’instaurarsi dell’epitelioma (o carcinoma) squamocellulare. Questa neoplasia infatti presenta un’incidenza massima nelle persone con una esposizione ai raggi Uv cumulativa elevata nel corso della propria vita e tipicamente in chi svolge un’attività lavorativa all’aperto – come marinai e agricoltori – e le sedi più frequentemente colpite sono quelle più esposte al sole (volto, cuoio capelluto, dorso delle mani).  Per quanto riguarda invece la relazione esistente tra esposizione a raggi UV e insorgenza del carcinoma basocellulare e del melanoma maligno, gli studi indicano che le due neoplasie sono legate a un’esposizione massiva al sole, soprattutto in chi tende più a scottarsi. Il rischio di melanoma è maggiore nelle aree corporee coperte, cioè non abituate al sole e, sottolineano gli esperti, per i soggetti che normalmente non si espongono al sole per motivi professionali.

Come proteggersi
• Organizzare l’orario di lavoro, quando è possibile, per evitare ’esposizione nelle ore in cui i raggi solari sono più dannosi (dalle 11 alle 15 oppure, con l’ora legale, dalle 12 alle 16). In questa fascia oraria privilegiare le attività che si svolgono all’interno, riservando quelle all’esterno per gli orari mattutini e serali
• Cercare di sfruttare le zone di ombra prodotte da alberi o costruzioni  vicine
• Consumare i pasti e sostare durante le pause in luoghi ombreggiati
• Indossare un cappello a tesa larga e circolare (almeno 8 cm), proteggeremo così anche orecchie, naso e collo
• Essere sempre ben coperti sul corpo, anche quando fa caldo: abiti larghi, leggeri e di colore chiaro che non ostacolino i movimenti, accollati, con maniche lunghe e pantaloni lunghi. Mai lavorare a dorso nudo!
• Usare gli occhiali da sole per proteggere gli occhi
• Prima di esporsi al sole, fare uso di creme solari ad alta
protezione sulle parti scoperte (braccia, dorso delle mani, viso, naso, collo, orecchie, eccetera).

Leggi per intero il volantino Inail “Attenti al sole”

Defibrillatore in azienda per la prevenzione alla salute. Ma come fare? Ecco le istruzioni per chi decide di adottarlo

Defibrillatore in azienda, si ottengono 40 punti per la riduzione del premio Inail.

Al punto C8 del Modello OT 24 2019 tra le opzioni per l’ottenimento della riduzione del premio Inail si legge: “l‘azienda per la quale non è obbligatoria per legge l’adozione di un defibrillatore che ha effettuato la specifica formazione per lavoratori addetti all’utilizzo del defibrillatore in proprio possesso, ovvero (corso BLSD –  Basic Life Support early Defibrillation BLSD)”.
L’Inail riferisce che in Italia ogni anno si registrano circa 60.000 decessi per morte cardiaca improvvisa. Esisitono anche dei fattori lavorativi che contribuiscono ad aggravare eventuali malattie cardiovascolari, quali monossido di carbonio, piombo, inalazione di gas tossici, condizioni lavorative stressanti, esposizione al caldo o al freddo estremi, sforzi fisici eccessivi, elettrocuzione ecc…
Inoltre è stato calcolato che il 5% degli arresti cardiaci si verifica sui luoghi di lavoro. Per questi motivi, dunque, anche se l’attuale normativa relativa alla sicurezza sui luoghi di lavoro (D.Lgs 81/2008) non prevede la dotazione obbligatoria da parte delle aziende dei DAE, ciò è fortemente consigliato anche perché la Legge 3 aprile 2001 n. 120 ha consentito l’uso dei defibrillatori semi automatici in ambiente extra ospedaliero.

COSA E’ IL DAE
Il defibrillatore semiautomatico esterno è una macchina di piccole dimensioni che, tramite due placche adesive sul torace della persona colta da malore, è in grado di rilevare le alterazioni dell’attività elettrica del cuore. Dopo esser stato applicato alla vittima in arresto cardiaco, il DAE è in grado di riconoscere la fibrillazione ventricolare, che è un’aritmia maligna del cuore e se non trattata porta alla morte del paziente, ed eroga una scarica elettrica che resetta il muscolo cardiaco e ne interrompe l’aritmia. Ogni minuto che passa dall’inizio dell’arresto cardiaco riduce di circa il 10% le probabilità di successo della scarica elettrica, e dopo dieci minuti dall’inizio dell’arresto cardiaco i danni subiti a livello celebrale potrebbero diventare irreversibili.

LA FORMAZIONE DEL PERSONALE E’ OBBLIGATORIA
Se si decide di predisporre un DAE in ambiente di lavoro è opportuno provvedere all’adeguata formazione del personale in ottemperanza all’Accordo n. 127/CSR del 30 luglio 2015 Indirizzi per il riconoscimento dei soggetti abilitati all’erogazione di corsi di formazione finalizzati al rilascio dell’autorizzazione all’impiego del Defibrillatore Automatico Esterno DAE” ai sensi del Decreto 18 marzo 2011 (Decreto sui criteri e modalità di diffusione dei DAE).

IN LOMBARDIA I CORSI SONO EROGATI DALL’AZIENDA REGIONALE EMERGENZA URGENZA (AREU)
L’art. 2 della L. 120/2001 stabilisce che “Le regioni e le province autonome disciplinano il rilascio da parte delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere dell’autorizzazione all’utilizzo extra ospedaliero dei defibrillatori da parte del personale di cui al comma 1, nell’ambito del sistema di emergenza 118 competente per territorio“.
La Regione Lombardia ha recepito la normativa nazionale (Delibera della Giunta Regione Lombardia n. IX/4717 del 23 gennaio 2013) precisando che il corso specifico duri 5 ore; prevede inoltre che AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) sia l’unico soggetto delegato a rilasciare l’abilitazione alla defibrillazione semi atuomatica per personale non medico operante all’esterno di strutture sanitarie autorizzate. AREU potrà erogare i corsi direttamente, o delegare i soggetti terzi all’esecuzione dei corsi BLSD per laici secondo precisi criteri. Al termine degli eventi formativi, i soggetti delegati devono inviare ad AREU l’elenco dei partecipanti  (secondo uno specifico schema regionale) che hanno superato con esito positivo i corsi BLSD per laici e le relative certificazioni ai fini del perfezionamento delle medesime da parte di AREU, unico soggetto a ciò preposto. La lista completa ed aggiornata dei centri accreditati AREU è disponibile su:
www.areu.lombardia.it/web/home/centri-di-formazione-blsd-riconosciuti

COME LO SI UTILIZZA
Lo strumento è semplice da utilizzare in quanto è la macchina stessa che, attraverso una voce elettronica, guida passo per passo l’operatore. Il DAE stabilisce se è necessario erogare la scarica elettrica e suggerisce con messaggi vocali le successive modalità di intervento sulla vittima.
Occorre ricordare che la defibrillazione, da sola, potrebbe non essere sufficiente a ripristinare il battito cardiaco. E’ importante, dunque, che sia associata anche a un corretto massaggio cardiaco.
In particolare la presenza dei DAE è consigliato nei seguenti casi:
– nelle aree dove sono presenti apparecchi elettrici
– nei luoghi di lavoro all’aperto
– in zone isolate dove è più difficile far arrivare i soccorsi come cantieri di costruzioni, impianti di perforazione, piattaforme marine

CHE COSA FARE PER ESSERE IN REGOLA
L’azienda che decide di predisporre un DAE è tenuta rispettare i seguenti adempimenti:

  • Comunicazione all’AAT competente (Articolazione territoriale dell’Azienda Regionale di Emergenza e Urgenza) l’adozione del DAE, con specificità del modello, localizzazione esatta ed elenco delle persone autorizzate all’utilizzo.
  • Regolare manutenzione: i DAE devono essere sottoposti alle verifiche, ai controlli e alle manutenzioni periodiche secondo le scadenze previste dal manuale d’uso. Devono essere mantenuti in condizioni operative sempre: la batteria deve possedere carica sufficiente a garantirne il funzionamento e le placche adesive devono essere sostituite alla scadenza. Infine deve essere indentificato un referente incaricato di verificarne regolarmente l’operatività.
  • Adeguata formazione del personale non sanitario abilitato all’uso del DAE con l’obiettivo di far utilizzare in sicurezza il defibrillatore semi automatico e assicurare un corretto intervento sulle persone vittime di un arresto cardiocircolatorio.
  • Richiesta di soccorso sanitario tramite chiamata al NUE112 (numero unico emergenze) in caso di utilizzo: in questo modo, al verificarsi di un arresto cardiaco, gli operatori della centrale operativa, possono supportare gli astanti durante le manovre di rianimazione e conoscendo la localizzazione esatta dei DAE possono guidare l’addetto al primo soccorso a trovare il DAE e a utilizzarlo correttamente.
  • Segnaletica e posizionamento adeguato: il DAE deve essere collocato in luoghi accessibili e deve essere facilmente riconoscibile. Il cartello indicatore della posizione del DAE deve essere ben visibile e posizionato anche all’ingresso. Tutti i soggetti, che a qualsiasi titolo sono presenti negli impianti, dovrebbero essere informati della presenza del DAE e del relativo posizionamento.

Per saperne di più consulta il Vademecum Defibrillatore Automatico Esterno DAE in azienda

Il ruolo del Rls-Rlst nella valutazione del rischio stress e lavoro correlato

Lunedì 12 settembre 2016 un convegno organizzato “ad hoc” da Cgil, Cisl e Uil Lombardia. A Sesto San Giovanni presso lo spazio MIL in via Granelli 1, dalle 9.30 alle 13, per fare il punto sulle strategie da attuare sul fronte della valutazione dei rischi dello stress lavoro correlato e sulle iniziative di prevenzione da intraprendere  dopo l’approvazione da parte di Regine Lombardia della Linea d’indirizzo La consultazione del Rls nella Valutazione e Gestione del rischio stress in ambiente di lavoro. La Linea guida regionale approvata il 30 giugno 2016 è il risultato di un lavoro congiunto tra parti sociali, istituzioni e specialisti. Il convegno dal titolo Stress lavoro correlato. Persona, organizzazione del lavoro e valutazione dei rischi è rivolto al gruppo dirigente e ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza. Intervengono: Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia, Stefano Gheno, docente di Psicologia delle risorse umane università Cattolica del Sacro Cuore, Raffaele Latocca, coordinatore del Laboratorio Regionale Stress Lavoro Correlato, Giulio Gallera, assessore al Welfare Regione Lombardia, Maria Rosaria Spagnuolo, responsabile area Salute sicurezza sul lavoro di Assolombarda, Antonio Traficante, direttore Inail Lombardia, Angelo Urso, segretario regionale Uil Lombardia, Massimo Balzarini, segretario regionale Cgil Lombardia.

Locandina con programma

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Rappresentante per la sicurezza dei lavoratori dell’edilizia: il Rlst di Asle

In cantiere il Rlst di Asle parla con i lavoratori, il Responsabile del Servizio di Protezione e Sicurezza (Rspp), il coordinatore e il datore di lavoro. Con il medico competente il confronto avviene soprattutto durante la riunione periodica dove il Rlst può proporre suggerimenti utili a migliorare la valutazione dei rischi e la sorveglianza sanitaria sui lavoratori.

Oltre alla visita dei luoghi di lavoro dell’azienda, i cantieri e la sede d’impresa, il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dell’edilizia territoriale visiona i documenti aziendali quali il Documento di valutazione dei rischi (Dvr), il Piano operativo di sicurezza (Pos) e il Piano di sicurezza e coordinamento (Psc). Verificare Dvr, Pos e Psc è utile per accertarsi che siano state attuate operativamente tutte le scelte previste dai documenti al fine di ridurre o eliminare i rischi presenti nel luogo di lavoro. C’è poi la verifica degli attestati di formazione del personale: operai, manodopera specializzata come i ponteggisti. Lo scopo è quello di verificare che ogni lavoratore, nell’ambito della propria mansione sia stato adeguatamente formato e aggiornato sui rischi relativi alla salute e alla sicurezza del luogo di lavoro, per prevenire gli infortuni e le malattie professionali.

Per legge la presenza del Rlst nell’azienda è obbligatoria, quando i lavoratori non hanno eletto un Rls individuato tra i lavoratori dell’azienda stessa (art. 48 del D.Lgs 81/08). In ogni caso la visita del Rlst sui luoghi di lavoro deve essere precedentemente concordata con i responsabili.

Quando il Rls è stato eletto o designato tra i lavoratori dell’azienda l’impresa può anche non accettare di fare entrare il Rlst in cantiere, tuttavia è possibile da parte del datore di lavoro non perdere l’opportunità di confrontarsi con il Rlst di Asle che ha una formazione ben più approfondita del Rls aziendale. La legge, infatti, prevede che la formazione base per Rlst corrisponda a 120 ore, contro le 32 del Rls.

La figura del Rlst di Asle, dunque, può fornire indicazioni interessanti al Rls aziendale su come affrontare la valutazione dei diversi rischi presenti in cantiere e dare utili informazioni sulla prevenzione. Inoltre, nei confronti del datore di lavoro il Rlst può suggerire spunti di approfondimento sull’aggiornamento della normativa relativi a prevenzione, salute e sicurezza sul lavoro. In particolare il Rlst di Asle propone anche campagne di informazione su problematiche connesse alla salute dei lavoratori e ai rischi per la sicurezza come la Campagna Etiledil sui rischi da assunzione di bevande alcoliche e quella sulla movimentazione manuale dei carichi.

Scambio di informazioni e cooperazione tra impresa appaltatrice e fornitori aiutano la prevenzione per la sicurezza dei lavoratori in cantiere

Ecco come fare. Mera fornitura di materiali o fornitura e posa in opera? Questo lo spartiacque che obbliga l’impresa a redigere il Piano operativo di sicurezza (Pos). Lo chiarisce bene la circolare n. 2597 del 10 febbraio 2016 emanata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La mera fornitura di calcestruzzo preconfezionato nei cantieri temporanei o mobili come si desume dalla lettura coordinata degli art. 96 c.1/bis e art. 26 c.3/bis del Dlgs.81/08, esonera il datore di lavoro dell’impresa fornitrice dall’obbligo di redazione del Pos e dall’obbligo di partecipazione alla redazione del Documento unico di valutazione dei rischi interferenti (Duvri). L’ipotesi della “mera” fornitura che esenta dall’obbligo di redazione del Pos prevede che il lavoratore della ditta fornitrice non partecipi in alcun modo alla posa in opera del calcestruzzo, per esempio manovrando la benna o il secchione. Altrimenti si tratta di fornitura e posa in opera.

All’azienda che esegue la sola fornitura di calcestruzzo preconfezionato restano comunque gli obblighi di cooperazione e coordinamento delle informazioni di sicurezza riguardanti le operazioni di trasporto, da condividere con l’azienda appaltatrice. Se dunque da un punto di vista strettamente formale, per quanto attiene agli adempimenti ai sensi del D.Lgs.81/08 in carico al fornitore, non è dovuta documentazione alcuna, ai fini di un necessario coordinamento tra impresa fornitrice ed impresa esecutrice si deve attivare la seguente procedura. In particolare, il datore di lavoro dell’impresa esecutrice:

· Informa l’impresa fornitrice dei rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui essa è destinata ad operare e sulle misure di prevenzione ed emergenza ivi adottate

· Promuove il coordinamento degli interventi di protezione e prevenzione dai rischi cui sono esposti i lavoratori, coordinandosi e informandosi reciprocamente con l’impresa fornitrice, al fine di eliminare i rischi dovuti alle interferenze tra i lavori delle diverse imprese coinvolte nell’esecuzione dell’opera complessiva

· Riceve dal fornitore le informazioni relative alla tipologia e caratteristiche tecniche dei mezzi utilizzati, al numero di operatori presenti e mansione svolta, ai rischi connessi alle operazioni di fornitura che verranno eseguite in cantiere.

· Trasmette all’impresa fornitrice, derivandoli anche dal Psc e/o dal Pos, i dati riferiti all’area di cantiere, agli accessi ed alla viabilità, alle caratteristiche della postazione di stazionamento per il getto e dell’area di lavaggio nonché i nominativi del Coordinatore e del preposto.

· Informa l’impresa fornitrice sulle procedure di emergenza, incendio, evacuazione e di pronto soccorso desunte dal piano di sicurezza e coordinamento ove previsto.

Entrambi i soggetti, nel proprio Pos l’impresa esecutrice e nel proprio Dvr l’impresa fornitrice, individuano i rischi correlati a ciascuna fase di lavoro e le procedure dettagliate da mettere in atto al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori, qualora siano presenti i singoli rischi e/o laddove non siano state adottate misure organizzative volte ad eliminare tali rischi nelle seguenti fasi:

· Accesso e transito dei mezzi nel cantiere

· Operazioni preliminare di scarico calcestruzzo

· Operazioni di scarico in benna o secchione movimentato con grù

· Scarico diretto con canala aggiuntiva

· Scarico in pompa di calcestruzzo

· Operazioni di pompaggio

· Operazioni finali di riassetto del mezzo e pulizia

· Uscita dal cantiere

Il datore di lavoro deve infine verificare la presenza della scheda di sicurezza del calcestruzzo. Per la sicurezza dei lavoratori è fondamentale che il datore di lavoro renda disponibili le schede di sicurezza sul luogo di lavoro, che le stesse siano aggiornate e redatte nella lingua del Paese di utilizzo e che i lavoratori consultino costantemente le schede di sicurezza durante lo svolgimento della propria attività lavorativa.

Le schede di sicurezza, infatti, specificano la qualità e il grado di pericolosità dei materiali e forniscono tutte le informazioni per una corretta gestione e utilizzo dei prodotti chimici, anche con l’indicazione del giusto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

LODI, 6 novembre 2015. Il punto su prevenzione infortuni e malattie professionali in un convegno

Organizzato da Inail, Osservatorio Lavoro Salute e Sicurezza di Lodi, Als di Lodi – Regione Lombardia e Camera di Commercio di Lodi, il convegno metterà a fuoco quali siano le prospettive degli infortuni e delle malattie professionali nel Lodigiano.
L’appuntamento è per le ore 9.00 presso la sede della Camera di Commercio in via Haussmann, 15 a Lodi, i lavori termineranno alle 13.30.
Alla tavola rotonda delle 11.45, in qualità di referente della rete degli Rls territoriali per la zona di Lodi parteciperà l’associazione Asle-Rlst, che porterà il proprio contributo grazie anche alle potenzialità del gestionale in uso. Il programma consente agli Rlst di Asle di inserire i dati relativi alle visite effettuate sui luoghi di lavoro, che permettono una lettura degli eventuali rischi di infortuni o malattie professionali presenti nei cantieri edili del territorio dal punto di vista dei Rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori.
La tavola rotonda vedrà la partecipazione di tutti gli enti preposti alla tutela e salvaguardia della Salute e della Prevenzione nei luoghi di lavoro: Direzione Territoriale del Lavoro, INAIL, rappresentanti delle Associazioni e della Pariteticità dei settori Industria, Costruzioni, Agricoltura, Commercio e Servizi, oltre ai rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, degli Ordini e Albi Professionali, della rete degli Rspp.
Presenzieranno l’evento Pierfrancesco Cecchi della Giunta Camerale di Lodi, Fabio Russo, Direttore generale Asl di Lodi, Maria Aurelia Lavore, Direttore INAIL Lodi-Pavia, Simone Uggetti, Sindaco di Lodi e Presidente della Conferenza dei Sindaci ASL.
Tre gli approfondimenti monografici in programma, per i settori agricoltura, costruzioni e infortuni su strada. Sarà inoltre illustrato il primo consuntivo del piano straordinario EXPO.

LINEE GUIDA PER LA SORVEGLIANA SANITARIA IN LOMBARDIA

Il contributo della ricerca Asle sulla fatica in edilizia rappresenta un tassello significativo per valutare i parametri di affaticamento causati dal lavoro edile e ai quali vengono sottoposti i lavoratori nello svolgimento delle diverse attività e mansioni.
“La difficoltà di una corretta individuazione e valutazione dei rischi — si legge nel documento lombardo “Linee guida per la sorveglianza sanitaria in edilizia” — è riconducibile in parte ai cambiamenti imposti da una tecnologia in rapidissima evoluzione come la meccanizzazione, la movimentazione dei materiali, l’uso sempre più esteso dei prefabbricati e l’utilizzo di nuove sostanze chimiche. Ci sono poi le variabili difficilmente controllabili come le condizioni atmosferiche, la tipologia dei terreni, le diverse modalità di utilizzo o di applicazione dei materiali . Tutto ciò rende difficile non solo la stima, ma spesso anche l’identificazione dei pericoli per i lavoratori, siano essi agenti chimici, fisici o biologici. C’è dunque difficoltà a valutare i rischi professionali per gli operatori del settore, anche se, nell’ultimo decennio, soprattutto nei paesi del nord d’Europa, del nord America e in Italia, gruppi di lavoro, hanno prodotto documentazione di sicuro interesse”.

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