Monthly Archives: Marzo 2016

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Voucher lavoro. Il Governo chiarisce con un comunicato stampa

Il 22 marzo 2016 il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato sul proprio sito internet un comunicato stampa in materia di lavoro accessorio. Si chiarisce in particolare come i vaucher per le prestazioni di lavoro accessorio saranno pienamente rintracciabili al fine di evitare l’uso distorto di questa tipologia contrattuale. “Le imprese che li utilizzeranno – si legge nel comunicato – dovranno preventivamente comunicare in modalità telematica il nominativo ed il codice fiscale del lavoratore per il quale verranno utilizzati, insieme con l’indicazione precisa della data e del luogo in cui si svolgerà la prestazione lavorativa e della sua durata”.

Pubblicato anche un Rapporto datato 22 marzo 2016 sull’utilizzo dei vaucher per le prestazioni di lavoro accessorio, elaborato sulla base dei dati forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche Sociali e dell’Inps. Si dice come con il Jobs Act (D. Lgs 81 del 15 giugno 2015), il Governo abbia introdotto due importanti novità. La prima è l’ulteriore incremento del limite annuo dei compensi, fissato in € 7.000, mantenendo al contempo quello dei 2.000 per le attività lavorative svolte a favore di ciascun committente. La seconda significativa novità è l’introduzione del divieto del ricorso a prestazioni di lavoro accessorio nell’ambito dell’esecuzione di appalti di opere o servizi, che rende praticamente inutilizzabili i vaucher lavoro in edilizia.

Il Rapporto mette inoltre in evidenza come le prestazioni retribuite con i vaucher coinvolgano maggiormente i giovani. Il 31% dei prestatori si colloca tra gli under 25 che percepiscono mediamente € 554 all’anno. Nei fatti, però, l’importo lordo medio annuo percepito è più alto tra gli ultra sessantenni con € 762 per i lavoratori di età compresa tra i 60 e i 65 anni e € 700 per gli over 65. L’importo lordo riscosso mediamente da ciascun lavoratore nell’anno ha raggiunto il valore massimo di € 677,12 nel 2011 e si è attestato a € 633 nel 2015 in lieve aumento rispetto agli € 628,47 del 2014. Si evidenzia anche come i percettori di vaucher siano effettivamente lavoratori non esclusivi e si collochino in gran parte tra i lavoratori subordinati e para subordinati. Da una ricerca Inps riferita al 2014 emerge come su circa un milione di percettori, 400mila erano privi di altra posizione (categoria che include gli studenti impiegati in agricoltura), 168mila erano nello stesso anno percettori di indennità di disoccupazione e/o mobilità, 281mila erano anche attivi come lavoratori dipendenti e 97 mila risultavano percettori di una pensione. Infine i settori in cui i vaucher sono maggiormente utilizzati sono Commercio, Turismo e Servizi anche se si rileva un’elevata percentuale del 44% di vaucher utilizzati riferiti ad attività non classificabili.

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Scambio di informazioni e cooperazione tra impresa appaltatrice e fornitori aiutano la prevenzione per la sicurezza dei lavoratori in cantiere

Ecco come fare. Mera fornitura di materiali o fornitura e posa in opera? Questo lo spartiacque che obbliga l’impresa a redigere il Piano operativo di sicurezza (Pos). Lo chiarisce bene la circolare n. 2597 del 10 febbraio 2016 emanata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La mera fornitura di calcestruzzo preconfezionato nei cantieri temporanei o mobili come si desume dalla lettura coordinata degli art. 96 c.1/bis e art. 26 c.3/bis del Dlgs.81/08, esonera il datore di lavoro dell’impresa fornitrice dall’obbligo di redazione del Pos e dall’obbligo di partecipazione alla redazione del Documento unico di valutazione dei rischi interferenti (Duvri). L’ipotesi della “mera” fornitura che esenta dall’obbligo di redazione del Pos prevede che il lavoratore della ditta fornitrice non partecipi in alcun modo alla posa in opera del calcestruzzo, per esempio manovrando la benna o il secchione. Altrimenti si tratta di fornitura e posa in opera.

All’azienda che esegue la sola fornitura di calcestruzzo preconfezionato restano comunque gli obblighi di cooperazione e coordinamento delle informazioni di sicurezza riguardanti le operazioni di trasporto, da condividere con l’azienda appaltatrice. Se dunque da un punto di vista strettamente formale, per quanto attiene agli adempimenti ai sensi del D.Lgs.81/08 in carico al fornitore, non è dovuta documentazione alcuna, ai fini di un necessario coordinamento tra impresa fornitrice ed impresa esecutrice si deve attivare la seguente procedura. In particolare, il datore di lavoro dell’impresa esecutrice:

· Informa l’impresa fornitrice dei rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui essa è destinata ad operare e sulle misure di prevenzione ed emergenza ivi adottate

· Promuove il coordinamento degli interventi di protezione e prevenzione dai rischi cui sono esposti i lavoratori, coordinandosi e informandosi reciprocamente con l’impresa fornitrice, al fine di eliminare i rischi dovuti alle interferenze tra i lavori delle diverse imprese coinvolte nell’esecuzione dell’opera complessiva

· Riceve dal fornitore le informazioni relative alla tipologia e caratteristiche tecniche dei mezzi utilizzati, al numero di operatori presenti e mansione svolta, ai rischi connessi alle operazioni di fornitura che verranno eseguite in cantiere.

· Trasmette all’impresa fornitrice, derivandoli anche dal Psc e/o dal Pos, i dati riferiti all’area di cantiere, agli accessi ed alla viabilità, alle caratteristiche della postazione di stazionamento per il getto e dell’area di lavaggio nonché i nominativi del Coordinatore e del preposto.

· Informa l’impresa fornitrice sulle procedure di emergenza, incendio, evacuazione e di pronto soccorso desunte dal piano di sicurezza e coordinamento ove previsto.

Entrambi i soggetti, nel proprio Pos l’impresa esecutrice e nel proprio Dvr l’impresa fornitrice, individuano i rischi correlati a ciascuna fase di lavoro e le procedure dettagliate da mettere in atto al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori, qualora siano presenti i singoli rischi e/o laddove non siano state adottate misure organizzative volte ad eliminare tali rischi nelle seguenti fasi:

· Accesso e transito dei mezzi nel cantiere

· Operazioni preliminare di scarico calcestruzzo

· Operazioni di scarico in benna o secchione movimentato con grù

· Scarico diretto con canala aggiuntiva

· Scarico in pompa di calcestruzzo

· Operazioni di pompaggio

· Operazioni finali di riassetto del mezzo e pulizia

· Uscita dal cantiere

Il datore di lavoro deve infine verificare la presenza della scheda di sicurezza del calcestruzzo. Per la sicurezza dei lavoratori è fondamentale che il datore di lavoro renda disponibili le schede di sicurezza sul luogo di lavoro, che le stesse siano aggiornate e redatte nella lingua del Paese di utilizzo e che i lavoratori consultino costantemente le schede di sicurezza durante lo svolgimento della propria attività lavorativa.

Le schede di sicurezza, infatti, specificano la qualità e il grado di pericolosità dei materiali e forniscono tutte le informazioni per una corretta gestione e utilizzo dei prodotti chimici, anche con l’indicazione del giusto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Cantiere, la buona qualità dei sistemi di gestione di sicurezza dei subappaltatori contrasta l’aumento degli incidenti mortali

Oggi in Italia il numero degli infortuni mortali aumenta. I dati Inail 2015 registrano un’inversione di tendenza nei casi di morte sul lavoro. Per la prima volta in dieci anni l’indice di mortalità è tornato a crescere attestandosi di nuovo a ridosso dei 3,5 decessi ogni 100mila occupati, nettamente al di sopra della media europea.

Con i suoi 132 casi di morti sul lavoro nell’anno 2015 pari al 15% del totale, il settore delle Costruzioni in Italia si colloca al primo posto nella graduatoria delle tipologie di lavoro più pericolose (dati osservatorio Vega Engineering).

Al secondo posto si trovano le Attività manifatturiere con 109 morti che rappresentano il 12,4%, seguite dal settore Trasporto e magazzinaggio con 91 decessi pari al 10,4%. Molto distanziati gli altri settori che presentano quote inferiori al 6%. L’aumento del numero di incidenti mortali sul lavoro è un fatto che va contro tutte le aspettative. Dal 2006 sino al dicembre 2014, infatti, la tendenza è stata in costante diminuzione.

Il dato, dunque, fa riflettere anche in ragione dell’incidenza evidenziata dal settore Costruzioni. Si tratta di un fenomeno preoccupante che è da attribuire soprattutto al fatto che nella maggior parte dei casi i cantieri sono realizzati da piccole e micro imprese subappaltatrici dove l’attenzione alla prevenzione dei rischi è spesso anteposta all’esigenza di concretizzare il risultato in tempi rapidi. Per contrastare l’andamento negativo occorre elevare il livello di conoscenza e consapevolezza dei rischi tra tutti gli operatori del settore, al fine di promuovere un’organizzazione lavorativa che diventi efficiente sotto il profilo della prevenzione.

La causa principale per la quale le morti sul lavoro in edilizia aumentano è da ricercare nelle criticità interorganizzative del sistema dei subappaltatori, nella gran parte costituito da piccole imprese con difficoltà a mettere a punto un efficiente sistema di prevenzione dei rischi.

Due sono gli elementi su cui puntare per mettere in sicurezza il cantiere edile. Da una parte assicurarsi che le aziende subappaltatrici mettano in atto buone prassi di prevenzione dimostrando anche di avere requisiti specifici per le lavorazioni richieste e rispettando i termini per la formazione continua e obbligatoria del personale. D’altro canto è indispensabile che l’impresa appaltatrice diventi sempre più capace di mettere in campo un sistema di gestione della sicurezza efficiente, in grado di colmare le carenze interorganizzative dei subappaltatori. Occorre dunque intervenire con azioni di promozione della cultura della sicurezza a tutti i livelli, anche attraverso campagne informative mirate indirizzate ai lavoratori e a tutti i soggetti che all’interno del cantiere ricoprono responsabilità specifiche.

Rischio chimico, un aspetto da non sottovalutare nel lavoro edile

Nel cantiere si utilizzano sostanze chimiche che possono provocare lesioni o malattie professionali. Si pensi all’utilizzo di solventi, adesivi, oli minerali, sostanze bituminose come sono le miscele, sia quelle utilizzate da decenni oppure quelle di recente introduzione. Purtroppo si rileva che un aspetto spesso sottovalutato sul cantiere riguarda la prevenzione dall’esposizione al rischio chimico. Nella maggior parte dei casi i prodotti chimici risultano nocivi e pericolosi per la salute del lavoratore. Inoltre, l’esposizione al rischio chimico può manifestarsi non solo in presenza di agenti chimici pericolosi ma anche a seguito di specifiche lavorazioni.

Il pericolo non è solo per la salute dei lavoratori ma anche per l’ambiente, quando l’impiego e lo smaltimento dei prodotti avviene in modo non corretto. L’esposizione alle sostanze può comportare rischi anche per la sicurezza, in quanto possono verificarsi incendi, esplosioni e ustioni chimiche.

Etichetta, schede di sicurezza e dispositivi di protezione individuale (Dpi)

Riconoscere gli agenti chimici dall’etichetta e apprendere le informazioni per il loro corretto utilizzo dalle schede di sicurezza del prodotto, unitamente al corretto uso dei Dpi costituisce una buona partenza per attivare una prevenzione personale contro il rischio da esposizione alle sostanze nocive.

Le informazioni riportate sull’etichetta, infatti, rappresentano il primo strumento per conoscere la pericolosità degli agenti utilizzati. Le schede di sicurezza completano e approfondiscono le indicazioni presenti sull’etichetta fornendo, attraverso l’utilizzo di specifici pittogrammi che segnalano la qualità e il grado di pericolosità, tutte le informazioni per una corretta gestione e utilizzo dei prodotti chimici, anche con l’indicazione del giusto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

E’ fondamentale che il datore di lavoro renda disponibili le schede di sicurezza sul luogo di lavoro, che le stesse siano aggiornate e redatte nella lingua del Paese di utilizzo e che i lavoratori consultino costantemente le schede di sicurezza durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. Infine, il Piano operativo di sicurezza (Pos) deve contenere l’elenco degli agenti chimici utilizzati nel cantiere e le relative schede di sicurezza.

I dispositivi di protezione individuale per proteggersi dal rischio chimico

E’ importante controllare e pulire i Dpi dopo l’uso e riporli in luogo pulito. L’alternativa è utilizzare i Dpi monouso.

Per proteggersi dall’esposizione da rischio chimico i Dpi più utilizzati sono i seguenti: indumenti di protezione, guanti resistenti all’abrasione, occhiali di protezione e maschere per ridurre l’inalazione e il contatto degli agenti chimici con le vie respiratorie. Le maschere possono essere facciali, filtranti o antipolvere. Ci sono poi le calzature di sicurezza e le creme barriera che proteggono dal contatto con la pelle.

Fonte Inail: Opuscolo “Il rischio chimico nel settore edile”

Download il Pdf inail_rischio-chimico-in-edilizia

Aumentano i casi di infortuni mortali in edilizia rispetto al 2014

Dopo un decennio positivo in cui il numero degli infortuni mortali sul lavoro ha continuato a scendere, il 2015 si pone decisamente in controtendenza con un aumento dei casi. Il settore delle costruzioni è il più colpito e registra il numero più alto di vittime: 69 morti, il 15% del totale degli infortuni mortali del settore industria.  A dirlo è l’Osservatorio Vega Engineering di Mestre (VE) che ha analizzato i dati Inail al 31 dicembre 2015. Complessivamente è emerso che per la prima vota dal 2006 le morti sul lavoro in Italia sono in aumento. In particolare, nei primi otto mesi del 2015 le persone coinvolte sono state 752, 100 in più rispetto alle 652 vittime dello stesso periodo nel 2014.

Secondo l’analisi dell’Osservatorio Vega l’incidenza dei casi di morte sul lavoro colpisce maggiormente il Centro Italia con il 31,3%, a seguire il Sud con il 24,5%, il Nord-ovest con il 23,8% e il Nord–est con il 12%. Le isole fanno registrare un’incidenza dell’8,4%.

Nel comprensorio Asle per le provincie di Milano, Lodi, Monza e Brianza i casi di morte sul lavoro risultano così classificati: provincia di Lodi 8 morti su 96.945 occupati (dati ISTAT 2013) che con un indice di incidenza dell’82,5 si colloca al 10° posto nella graduatoria delle province d’Italia in base all’indice di incidenza per milione; provincia di Milano, 35 morti su 1.415.422 occupati, con il 24,7 è all’88° posto; infine la provincia di Monza e Brianza con 6 morti su 389.375 occupati pari al 15,4 è al 101° posto nella graduatoria delle provincie italiane per indice di incidenza.

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